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Questo articolo è stato pubblicato il 08 aprile 2012 alle ore 08:12.

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LONDRA - Il mattino del 22 novembre, Sam Weihagen ha acceso il computer e ha visto una linea diritta puntare a sud dello schermo. Se lo aspettava, ma non con tanta decisione, quasi fosse la forza di gravità a disegnare il grafico di un titolo a picco. Era un'altra forza ad agire, quella delle vendite allo scoperto, hedge fund determinati a mettere fine all'agonia di Thomas Cook. Un nome mondiale del turismo finiva travolto da sè stesso e dalla speculazione, con una perdita, in poche ore, del 75% del valore di mercato. Maturava così un destino sbocciato in maggio quando un'azione su nove del tour operator, era stata ceduta allo scoperto. Sam Weihagen, ceo ad interim del gruppo, alle discese e alle risalite era quindi abituato, ma il baratro del 22 novembre rischiava di non essere più rimediabile: in quelle ore chi era "corto" sul titolo riuscì ad incassare una fetta consistente dei 60 milioni finiti nelle tasche degli hedge fund in soli cinque mesi, metà della capitalizzazione del gruppo.

Grazie anche a questa piccola, ma significativa, operazione gli hedge sono riusciti a mettere una pezza a un anno pessimo. Il rendimento medio mondiale del Fondo dei Fondi, utile per capire l'andamento delle diverse strategie, è stato, nel 2011, negativo del 5,9 per cento. Vistosa eccezione nell'annus horribilis, secondo l'istituto francese Edhec-Risk, è stata lo short selling, linea strategica che ha reso il 6,5% a fronte di una media di rendimento dell'1% all'anno fatta registrare nell'ultimo decennio. Un boom. Lo "scoperto" paga, quindi, incrociando e influenzando la volatilità dei mercati. Nelle prime settimane del 2012 il trend s'è affievolito, confuso da una generalizzata ripresa. A gennaio, però, hanno tremato i gruppi britannici del retail. Sei delle dieci azioni più "corte" del Ftse all share, nelle prime settimane dell'anno, erano legate alla distribuzione. L'analisi dei flussi è firmata da DataExplorers, la società che monitora la dinamica dei titoli dati in affitto per essere venduti short. Le cessioni allo scoperto, lo ricordiamo, funzionano grazie al trading di titoli che non si possiedono ma si prendono in prestito. Vecchia pratica che conosce occasionali messe al bando.

I flussi delle azioni che gli investitori di lungo periodo affittano tracciano il quadro di quanto, sta per accadere. Secondo DataExplorers il 18 gennaio – un giorno preso a caso – in cima alla lista delle società europee dello Stoxx600 che avevano il maggior numero di titoli in prestito, e quindi considerate dal mercato come le più "corte", c'erano Meyer Burger Tec con il 26,7% del capitale, seguita da Aixtron con il 21,9 e da Vestas con il 21,7. Quote enormi essendo la media attorno al 2,5% del capitale.

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