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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2012 alle ore 13:38.

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Nella foto Leonardo Bonucci (a destra) e Andrea Pirlo durante una delle ultime sessioni di allenamento in vista del debutto degli azzurri a Euro 2012 (AFP Photo)Nella foto Leonardo Bonucci (a destra) e Andrea Pirlo durante una delle ultime sessioni di allenamento in vista del debutto degli azzurri a Euro 2012 (AFP Photo)

Era finita mestamente con la Spagna dal dischetto, ricomincia proprio dalla Spagna quattro anni più tardi l'avventura azzurra agli Europei. Andò molto vicino all'impresa quella sera la nazionale di Donadoni, chiudendo sullo zero a zero e arrendendosi solo ai calci di rigore, contro un' avversaria che poi vinse il torneo e bissò due anni più tardi in Sudafrica conquistando il suo primo mondiale. Proverà se non altro a ripeterla domenica quella di Prandelli.

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I presupposti non ci sono, certo che no. Né tecnici né ambientali. Ma c'è il vantaggio psicologico, quello sì, di aver ben poco da perdere. Dopo tre sconfitte consecutive in amichevole, dopo il disastro di una settimana fa nell'ultimo test con la Russia, una partita d' esordio da vincere ad ogni costo sarebbe stata difficilissima. Da preparare e da giocare. Questa invece è una sfida in cui si sa in partenza che saranno loro a menare le danze. Per mentalità, prima ancora che per superiorità. E chissà che un'Italietta apparentemente ai minimi termini non ritrovi quegli stimoli che tante volte l'hanno salvata, o rilanciata, giusto sull'orlo del baratro.

So bene che son discorsi, questi, già fatti, già visti, già sentiti. Ma non credo sia colpa mia se sono più attuali che mai, se l'unica vera risorsa di questa nazionale che prende gol ridicoli, che ne segna col contagocce, che l'opinione pubblica ritiene a larga maggioranza impresentabile, trova chissà come nel suo dna la forza di ribellarsi a un destino già scritto. Non è successo in Sudafrica, questo è vero. Vorrà dire che se nemmeno in Polonia succederà, cambieremo disco. Sperando che nel frattempo sia cambiato il fondale. L'habitat. La palude in cui il nostro calcio è precipitato, per colpa di (altro che) quaranta sfigatelli.

Si parte dopodomani a Varsavia con Polonia-Grecia. Si parte con i bookmakers che danno la Spagna in pole position, a 3,75, la Germania subito a ruota, l'Olanda a 7, la Francia a 10. Seguono Italia e Inghilterra a 12, poi il resto del gruppo. Quote altissime per gli outsiders, non dico con un pizzico di incoscienza perchè gli allibratori sanno sempre quello che fanno. Ma sarà il caso di ricordare che, a differenza dei Mondiali, agli Europei le sorprese sono dietro l'angolo. Vent'anni fa vinse la Danimarca, ripescata per far numero dopo la defezione bellica della Jugoslavia. Otto anni fa la Grecia, con un catenaccio da far invidia a quello del Chelsea che ha appena trionfato nell'Europa di club.

Ecco una possibile chiave di lettura. Tira aria di restaurazione, dal punto di vista tattico. Con l'eccezione della Spagna, che potrebbe però aver perso freschezza, e solo in parte dell'Olanda, potrebbe essere un Europeo che premia l'organizzazione difensiva, come già è successo in Coppa dei Campioni. Spérémo de no, direbbe un maestro storico come paròn Rocco. Perchè se vince la difesa migliore, noi a occhio e croce siamo rovinati.

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