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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2012 alle ore 14:44.
Comprensibile, più si vince, più aumenta il numero degli appassionati che corre nel negozio di articoli sportivi per acquistare una maglia della nazionale che fa sognare e sperare nel titolo. Da qui, la convinzione che il nostro Paese rappresenti il mercato di riferimento per le casacche degli azzurri. «Vero, ma fino a un certo punto», sottolinea il general manager Puma. «Se guardiamo i numeri del primo trimestre 2012, in Italia sono state acquistate soltanto il 20% circa delle maglie della squadra di Buffon e compagni. Per tre ragioni sostanzialmente. La prima, il tifoso italiano non è un tifoso da maglia. A differenza di quanto accade in Inghilterra, ad esempio, il tifoso di casa nostra acquista la maglia soltanto in occasione degli appuntamenti più importanti. La seconda, per la casacca della nazionale italiana si registra un forte senso di appartenenza per gli emigrati del nostro paese in giro per il mondo, una sorta di orgoglio che fa sì che la propensione all'acquisto di chi vive all'estero sia più forte di quella di chi vive in Italia. Terza ed ultima ragione, la percentuale degli italiani all'estero è sensibilmente maggiore rispetto a quella degli altri paesi europei».
Da qui, i numeri, che spiegano come meglio non si potrebbe chi ha comprato o sta comprando la maglia dell'Italia versione Euro 2012. Si diceva, Italia 20%, quindi Francia 12%, Stati Uniti 8%, Canada 6%, Uk e Giappone 4,5%, Messico e Argentina 4% e via via molti altri paesi che generano valori più contenuti. La notizia che non ti aspetti: la nazionale azzurra di Prandelli piace ai francesi, possibile? Sì, ma fino a un certo punto. «Perché nel dato francese influisce in modo determinante anche l'impatto di Decathlon, che in Italia conta 72 negozi e compra quindi molto prodotto italiano». Come dire, tutto torna.
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