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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2012 alle ore 07:52.

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Ci stiamo avvicinando al momento della verità per l'Eurozona. Dopo oltre due anni di incertezza, instabilità e crescita lenta, le decisioni prese nei prossimi mesi potrebbero determinare il futuro economico dell'intero continente europeo per i prossimi dieci anni e anche più.

È ormai da un anno che sostengo che l'Eurozona deve seguire la "logica implacabile" di un'unione monetaria e avanzare verso una maggiore integrazione delle politiche di spesa e di bilancio. In Paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti conosciamo bene quali caratteristiche deve avere un'area monetaria unica stabile. La soluzione per l'Eurozona non dev'essere costruire una sorta di Stati Uniti dell'Euro, ma se si vuole che il progetto sopravviva quasi certamente sarà necessario includere, in una forma o nell'altra, la maggior parte dei meccanismi che garantiscono il buon funzionamento delle altre valute: le economie più forti dovranno garantire un maggior sostegno per aiutare le economie più deboli a operare il necessario aggiustamento; bisognerà mettere in comune le risorse più di quanto non si faccia ora, o attraverso l'adozione di obbligazioni comuni a tutta l'Eurozona (gli "eurobond") o attraverso qualche altro meccanismo; bisognerà creare un meccanismo di sicurezza per il sistema bancario attraverso un'unione bancaria, e come conseguenza di quest'ultima misura bisognerà introdurre una vigilanza collettiva molto più stringente sulle politiche finanziarie e di bilancio.

La Gran Bretagna non fa parte della zona euro, ma in quanto membro, a pieno titolo e con piena convinzione, dell'Unione Europea, ha un forte interesse al buon esito di questo processo. Il Governo britannico dice con chiarezza che è nel massimo interesse del Paese che il nostro maggiore mercato di esportazione riesca a prosperare: i rischi di un esito disordinato sono enormi per noi. Noi non ostacoleremo qualunque misura che vada nel senso di una maggiore integrazione politica fra i Paesi dell'Eurozona, requisito indispensabile per una soluzione efficace.
Una proposta che è stata avanzata nelle ultime settimane è quella di un'unione bancaria, che potrebbe avere una serie di caratteristiche: una garanzia collettiva sui depositi, un meccanismo per iniettare capitale in forma diretta negli istituti di credito e una supervisione collettiva del settore.

A mio parere un'unione di questo genere per la zona euro probabilmente si rivelerà necessaria. Se alcuni Paesi dell'Eurozona dovessero andare in default il risultato sarebbe una colossale destabilizzazione, che metterebbe a rischio la sopravvivenza della moneta unica. La necessità di sostenere le banche quando insorge una crisi è uno dei rischi più gravi che può trovarsi ad affrontare un Paese, in termini di ripercussioni sui conti pubblici. Se i Governi dell'Eurozona non riescono a far fronte ai loro impegni di spesa, come proteggere i depositanti o garantire che le loro banche abbiano capitali sufficienti, allora per evitare una minaccia all'euro nel suo insieme potrebbe diventare necessario il sostegno degli altri Paesi della zona euro. È comprensibile che questi Paesi, come contropartita, pretendano di poter dire la loro sulla supervisione e la gestione delle banche di tutta l'Eurozona in caso di crisi.

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