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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2012 alle ore 17:52.

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Nella foto Sergio Labruna (a destra) prima della sfida tra Italia e Spagna della fase eliminatoriaNella foto Sergio Labruna (a destra) prima della sfida tra Italia e Spagna della fase eliminatoria

Avete presente quella voce che allo stadio fa venire la pelle d’oca al momento delle formazioni?  Quella che risuona, liberatoria, dopo ogni gol e vi fa venir voglia di urlare a squarciagola il nome del marcatore? Quella che prima di ogni partita, se avete avuto a fortuna di assistere dal vivo a una gara di Euro 2012,  ha concordato con voi,  tifosi italiani, il modo migliore per caricare la squadra al momento dell’ingresso in campo? Ve la facciamo conoscere meglio e le diamo un volto!
Sergio Labruna  è la voce ufficiale della nostra Nazionale. Quindici anni fa, al grido di…”su le mani” riempiva le piste delle discoteche  della Valtellina, poi, trasferito a Milano, ha cambiato musica , ha scelto quella di Radio Italia Solo Musica Italiana, l’emittente per cui tutt’ora lavora alla divisione eventi. Due costanti nella sua vita professionale: il rapporto con il pubblico, e quelle mani sempre in alto per celebrare, acclamare o festeggiare qualcosa o qualcuno. Mani che da anni accompagnano  l’arrivo di un cantante sul palcoscenico  e oggi, nell’adrenalinica parentesi  europea, celebrano rivolte al cielo i  trionfi azzurri.

Come nasce quest’avventura?
La figura del team speaker è inedita, è una novità di questi Europei. Io sono la voce dell’Italia dal 2006, da quando la radio per cui lavoro è diventata "fornitrice ufficiale di musica" per gli eventi legati alla nazionale. Ho cominciato a seguire l’Italia prima dei mondiali ma solo la Uefa prevede questa figura, non la Fifa, quindi questa è la prima volta che accompagno la squadra in veste istituzionali in una competizione così importante.

Ci arrivano voci da Polonia e Ucraina: dicono che sei diventato una mascotte...
Una bella sensazione. Tanta gente mi scrive su Facebook e Twitter dicendo che porto fortuna.  Forse perché hanno visto che sul sito dell’Uefa ho azzeccato tutti i pronostici fino a questo momento. I tifosi , dopo avermi visto sui maxischermi allo stadio, mi fermano per strada e mi ingraziano per averli divertiti nel pregara, e per averli emozionati con la mia voce durante la partita. E finisci col sentirti anche tu un po’ protagonista di questa magia. E io voglio ringraziare i tifosi italiani perché anche se sono pochi sono in assoluto i più caldi e ‘caciaroni’ quindi si fanno sentire più di altri. Pochi ma scatenati. E poi anche i tifosi polacchi ci hanno sempre sostenuto, soprattutto contro la Germania.

Beh, allora non possiamo esimerci dal chiederti un pronostico anche sulla finale.
3-1 Italia!

Ma, anche tra speaker c’è rivalità?
Sportiva sicuramente, ma si stringono anche grandi amicizie. Per esempio sono molto felice di incontrare di nuovo il mio amico Javi Nemo, il collega spagnolo che è la voce ufficiale del Siviglia e delle Furie Rosse. Abbiamo cominciato insieme con Italia-Spagna e così concluderemo l’avventura. Pensate che alla fine della gara di esordio ci siamo salutati e lui mi ha detto "sono sicuro di incontrarti in finale". Tra pochi minuti abbiamo le prove allo stadio di Kiev e sono felice di riabbracciarlo. Devo ammettere che quel giorno non ero così ottimista. Solo dopo il rigore di Pirlo con gli inglesi ho avuto la certezza che saremmo arrivati a Kiev. Ha dato una carica incredibile anche se in finale avrei preferito trovarmi davanti il Portogallo (non ditelo al mio amico Javi Nemo, però) . Sono stati fantastici anche i colleghi di Croazia, Irlanda e lo speaker inglese. Lasciamo perdere invece il tedesco.  Ha  avuto un atteggiamento poco professionale che i responsabili Uefa, severissimi, non hanno gradito. Urlava, sbatteva porte e lasciava la postazione durante la partita. Era furibondo per la nostra vittoria.

Il ricordo che ti porterai nel cuore?
Ne ho tre. Stare nel tunnel degli spogliatoi dopo Italia-Irlanda e vedere l’abbraccio sincero tra Trapattoni e Prandelli e il sorriso di Marco Tardelli, rabbuiato per i suoi già eliminati ma orgoglioso di essere italiano. Il secondo è il momento delle prove prima di Italia-Germania, quando ho dovuto leggere il comunicato del  Respect  fingendo di essere Gigi Buffon.  E terzo, dopo la lettura delle formazioni, quando Thiago Motta si è seduto in panchina, mi ha strizzato l’occhio e mi ha detto "vedrai che ce la facciamo".

E adesso? Che succede?
Sogno una grande festa. Per domani sera ho affittato lo smoking. Mi piacerebbe andare in campo così, spero che la Uefa me lo permetta. Sarebbe un bel modo, ironico,  per celebrare una serata di grandi emozioni.

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