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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2012 alle ore 14:41.

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Sono passate tre settimane da quell'Italia-Spagna per cui abbiamo cantato vittoria esaltandoci di fronte a un pareggio. La percezione che avevamo della nostra Nazionale era così diversa da quella di oggi, a sole tre settimane dalla gara inaugurale quando ci sembrava di partire per il lungo inverno russo con le scarpe di cartone, inadeguati, riverenti, pronti ad accontentarci delle briciole. Questa sera saremo lì, a testa alta, improvvisamente cresciuti e consapevoli, rispetto per tutti e paura di nessuno. Anzi, a dire il vero, curiosando tra i giornali spagnoli, la sensazione è che siano i campioni del Mondo e d'Europa in carica a non dormire sereni. Noi certo (ammesso che fosse un'opzione, ma in finale non lo è) non firmeremmo più per quel pareggio. Loro, chissà, magari un po' pentiti lo sono di non averci fatti fuori quando ne hanno avuta l'occasione. Invece hanno giocato pulito e anche per questo gli dobbiamo amicizia e lealtà. Ma attenzione a non abbassare la guardia. Ci piace sempre spremerci al massimo di fronte a Francia o Germania che, con la loro spocchia, ci tirano fuori quella sana cattiveria agonistica. Con gli spagnoli invece ci servono altri stimoli, ma per fortuna in una finale non è difficile trovarne. Nella notte di Kiev dobbiamo riempire un vuoto di quarantaquattro anni. Quarantaquattro anni in cui certo non ci siamo annoiati: due mondiali vinti nell''82 e nel 2006, e due finali che ci sono sfuggite, quella mondiale nel '94 ai rigori contro il Brasile negli Stati Uniti e quella europea nel 2000 in Olanda, contro i francesi, beffati dal golden gol di Trezeguet. Diciamo pure che non ci siamo fatti mancare niente, ma adesso è il momento di rinverdire i fasti.

E allora torniamo a tre settimane fa, a quell'1-1 che per l'Italia è stato una scarica di adrenalina mentre ha cominciato a far vacillare le granitiche certezze degli spagnoli che l'hanno vissuta come una battuta d'arresto non preventivata. Decisamente più strutturati loro, ma più lanciati noi. E' stato un attimo azzerare il gap. Stasera ce la giochiamo da pari a pari. Perché il signor Prandelli è il re Mida del rattoppo. Gli manca un centrale? Se lo inventa e De Rossi ubbidisce con la solita classe. Manca un laterale destro? Si inventa pure quello con Balzaretti che sembra abbia fatto quello dal giorno in cui ha toccato il suo primo pallone. Cose che una squadra che gioca a memoria neanche se le sogna. Duttilità, spirito di adattamento, sacrificio. E poi i piedi buoni che, cari spagnoli, non mancano neanche a noi. Perché se voi tirate fuori la figurina di Xavi, noi buttiamo sul tavolo quella di Pirlo e nessuno ha più niente da dire. E al vostro ‘finto nueve' ne opponiamo uno vero che più vero non si può. Solo per fare qualche esempio. E il bello è che non ci saranno alibi per nessuno. Sia Del Bosque che Prandelli hanno solo l'imbarazzo della scelta. Tutti disponibili. Mano sul fuoco sui moduli. Azzurri col 4-3-1-2 e Furie Rosse col 4-2-3-1. Loro a cercare, come fatto fin ora, di addormentare la partita per poi colpire come serpenti a sonagli con una verticalizzazione improvvisa e noi, probabilmente , a correre come forsennati per capitalizzare almeno parzialmente quel popò di gioco che sappiamo costruire e non sempre riusciamo a sfruttare.

Per pensare positivo aggrappiamoci al calo di Xavi e Torres (che comunque fanno paura anche bendati e su un piede solo) e alle magie che Cassano e Balotelli hanno sempre pronte in canna. Per i dettagli, ancora qualche ora. Il ct spagnolo non ha ancora deciso se schierare un centravanti vero, certamente più Torres che Negredo nel caso, o se affidarsi ancora una volta al blaugrana Fabregas per toglierci qualsiasi punto di riferimento. Prandelli tendenzialmente riproporrà la formazione che ha sconfitto i tedeschi a meno che non decida di rivedere la linea difensiva ripiazzando al posto giusto le pedine di destra e quelle di sinistra. L'importante sarà difendere bassi, mantenere le linee più serrate possibile, e sfruttare appena possibile il contropiede. Perché se a centrocampo, nonostante la presenza dei giganti del Barca, ci sarà grande equilibrio, quei due davanti ce li abbiamo solo noi. Messi, per loro sfortuna, ha un altro passaporto.

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