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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2012 alle ore 07:58.
Troppa Spagna…da farci indigestione, da sbatterci il muso. Il rischio di cadere era in preventivo, le modalità un po' meno. Eravamo pronti a tutto, a inebriarci di gioia inaspettata con la Coppa in mano o a biascicare a denti stretti un ‘grazie lo stesso'. Adesso però ci viene difficile anche quello, con le immagini negli occhi di una disfatta di tali proporzioni. Per carità, più merito loro che colpa nostra, ma la partita, estrapolata dal contesto di un Europeo più che positivo, è un bagno di sangue.
I 120' più rigori con l'Inghilterra e i 90' con la Germania ci hanno succhiato, evidentemente, l'intera riserva di linfa vitale. Aggiungiamo pure che ci siamo fatti abbindolare dall' illusione di avere in tasca le contromisure per esorcizzare il loro raggiro ipnotico. In fondo ne eravamo usciti indenni solo tre settimane prima, la Croazia ci era cascata solo nel finale, il Portogallo neanche quello visto che si era arreso solo ai rigori. Era stato un attimo, di fronte a qualche increspatura, definirli in calo, e facendo due conti avevamo avuto la presunzione di potercela giocare alla pari visto che l'Italia, per contro, cresceva passo passo. Invece Xavi ha ripreso in mano la bacchetta magica facendo impallidire il suo omologo Pirlo, Iniesta e Fabregas hanno dipinto un calcio sublime, Casillas ha neutralizzato quel poco che avrebbe potuto infastidirlo con la facilità di chi scaccia una mosca noiosa, e così siamo qui a commentare non una semplice sconfitta, ma una sconfitta di proporzioni bibliche nella storia degli Europei e dei Mondiali. Quattro gol di scarto in finale non si erano mai visti. La Spagna dei record, in stato di grazia, infila la terza perla consecutiva: tre volte campione in quattro anni, due Europei con un Mondiale in mezzo, e un ciclo apertissimo che non è certo a fine corsa.
Difficile analizzare la partita, per il semplice fatto che partita non c'è mai stata. Semplicemente, un crollo fisico e caratteriale del genere non era immaginabile. Le Furie rosse hanno fatto vedere il loro miglior fraseggio, scambi, triangoli, accelerazioni improvvise e lampi spettacolare, alternati da un noioso palleggio che archiviano serenamente come un male necessario. L'Italia ha provato a contenere, ma solo provato. Ripartenze, poco e niente. Agonismo, non pervenuto. Fiato, corto. Non sapremo mai se siano stati fatti errori di valutazione a monte. Che Chiellini non stesse bene, per esempio, lo si sapeva e lo si è visto già sul primo gol ma non è detto che non fosse davvero abile e arruolabile a inizio partita. Certo, visto il rendimento di Balzaretti contro la Germania (tra l'altro fuori ruolo a destra) si poteva pensare di partire con un giocatore integro. Ma non vogliamo cadere nella trappola stucchevole del senno di poi. Accollare tutta la colpa al difensore juventino sul primo gol sarebbe oltremodo ingeneroso. Riconosciamo invece una splendida azione corale con Fabregas a rifinire una palla fantastica per la testa di Silva. Così come in occasione del secondo gol possiamo solo ammirare la triangolazione tra Xavi e Jordi Alba.
C'è stato un unico momento in cui avremmo potuto pensare di riaprire la gara, ma nel sacco della differenziata alla voce gol sbagliati ci finisce anche l'occasione di Di Natale appena subentrato a Cassano. Piuttosto soffermiamoci sull'inspiegabile cambio di Prandelli con la prospettiva di un'altra mezz'ora di gioco e un'ancora possibile anche se poco probabile eventualità di tempi supplementari. Al ct abbiamo riconosciuto tanti meriti in questa avventura azzurra, ma questa mossa, a dir poco azzardata per efficacia e tempismo, ci metteremo un po' a digerirla. Fuori Montolivo e dentro Thiago Motta, forse alla ricerca di un uomo da ultimo passaggio più fresco. Peccato che quello fosse l'ultimo cambio possibile e saremmo qui a maledirlo per la sua inutilità pure se il nuovo entrato non si fosse stirato dopo 4'. Figuriamoci così. E' stata senza dubbio quella la pietra tombale sul nostro sogno eurpeo. In dieci, quel pallone che già ci aveva fatti girare a vuoto, non l'abbiamo più visto. La vanità di Torres e Mata, nelle sempre più vaste praterie della resa azzurra, ha fatto il resto. L'invincibile armata si gode un favoloso e meritatissimo triplete. A noi non resta che applaudire sportivamente l'impresa e voltare pagina.
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