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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2012 alle ore 06:39.

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Curiosity approda su MarteCuriosity approda su Marte

È arrivato alle 7.30 di ieri mattina 6 agosto, in perfetto orario, roba da treno svizzero: è Curiosity, il rover della Nasa partito dalla Terra nel novembre scorso e giunto a destinazione su Marte, nel Cratere di Gale all'equatore di quel pianeta, dopo un viaggio di oltre mezzo miliardo di chilometri e un atterraggio da brivido, anzi da terrore come dichiarato dalla stessa Nasa, dato che è avvenuto senza controllo da Terra.

D'altronde non era possibile visto che per mandare un segnale alla base e riceverlo indietro ci vogliono 14 minuti circa - la distanza Terra Marte è in questo momento di 250 milioni di chilometri - e che i minuti a disposizione per l'atterraggio erano appunto 7. In quel breve intervallo di tempo la capsula spaziale contenente il rover, la più grande mai costruita dalla Nasa, ha dovuto rallentare dai 20mila chilometri all'ora con cui è entrata nella rarefatta atmosfera di Marte, a circa 125 chilometri dal suolo, fino ai 3.6 chilometri orari, roba da podista. Si è aiutato prima con l'espulsione di zavorra per portare in posizione la capsula, poi con un paracadute supersonico, anche questo il più grande mai costruito e, a poco più di un chilometro dal suolo, finalmente la capsula e lo scudo termico, che racchiudevano il rover come una scatola per panettone, sono stati espulsi.

Per gli ultimi metri, Curiosity è stato fatto scendere aggrappato a uno "sky crane", una buffa gru spaziale con 4 razzi che l'ha posata delicatamente al suolo tramite 4 corde di nylon. Così il rover più grande mai sceso su un pianeta, delle dimensioni di un'auto di media cilindrata e pesante al decollo 900 chili (su Marte per la ridotta gravità sono 350 circa), ha potuto muovere i primi passi e scattare le prime foto, giusto per far vedere che funziona tutto.

Ora sta mettendo in ordine la strumentazione, oltre 75 chili di strumenti fra i più perfezionati mai pensati e realizzati. Tutti assieme realizzano un vero e proprio laboratorio di analisi chimico-fisiche con cui Curiosity studierà il Pianeta Rosso cercando soprattutto, ma non solo, tracce di acqua nei sedimenti geologici e di metano, un buon indicatore di eventuali composti organici. Se ci sono acqua e metano, in parole più povere, non certamente ma probabilmente l'ambiente potrebbe essere, o essere stato, buono per accogliere vita microbica. I "marziani" insomma potrebbero essere dei microbi.

Ma Curiosity, si insiste alla Nasa, non è fatto per questo ma per capire a fondo alcune questioni riguardanti la composizione e la geologia di Marte. Per questo gratterà la superficie dei sassi marziani, sparandogli laser e fasci di protoni, analizzando gas e polveri. Ha una vita prevista di un anno marziano, circa due dei nostri, ma potrebbe andare avanti molto di più, dato che ha a disposizione una sorgente di energia, le batterie al Plutonio, non eterne ma quasi.

Soddisfazione e orgoglio meritato nelle dichiarazioni del presidente americano Barack Obama, che ha un occhio oramai alle elezioni del 6 novembre, e di Charles Bolden, l'amministratore della Nasa, ex astronauta con varie missioni sulle spalle. «Sono quattro atterraggi su Marte consecutivi che vanno a buon fine per noi», ha detto nella conferenza stampa, subito dopo la ricezione della prima foto di Marte. Come dire: siamo sempre noi i migliori , altro che storie. E come dargli torto oggi?

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