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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2012 alle ore 06:38.
Non è ancora salito sul camper ma Matteo Renzi è già in piena campagna per le primarie. «Se vinciamo noi vanno tutti a casa, se perdiamo non rinuncio ad un riequilibrio interno», è la sfida del sindaco di Firenze ai "dinosauri" del partito. Un tema, la conta interna dopo le primarie anche in vista della stesura delle liste elettorali, che da tempo agita correnti e capibastoni. «Per ribaltare un partito c'è il congresso», è l'altolà di Bersani, che cercherà di vincere le primarie con l'appoggio di tutti i big del Pd.
Affila le armi il sindaco "rottamatore" in vista della prima manifestazione, il 13 settembre a Verona, con cui darà il via alla scalata al partito. E oggi tocca un nervo scoperto: i nuovi rapporti di forza dentro il Pd che saranno ridisegnati dopo le primarie. Una vera rivoluzione se, anche ai gazebo, Renzi otterrà il 30 per cento di voti indicati dai sondaggi. Il che spiega perché in molti dentro il Pd hanno cercato di frenare Bersani nella decisione di ottenere con il voto ai gazebo la candidatura a Palazzo Chigi. «Se perdo - ha annunciato Renzi - non mi accomoderò in Parlamento ma non rinuncerò ad un riequilibrio interno». Parole che provocano l'immediata reazione della maggioranza del partito. «Le primarie non sono una sorta di resa dei conti interna», chiarisce Davide Zoggia.
Per evitare che la tensione salga e per chiarire le cose, nel pomeriggio da Bologna interviene Bersani che, tra l'altro, tornando sullo scontro con Grillo, dà del "pirla" a chi pensa che lui sia contro il "popolo della rete". Con le primarie, sostiene il leader Pd, «non c'è alcun riequilibrio da fare: chi vince vince e chi perde perde anche per un voto» ma l'occasione «per riequilibrare pesi e misure nel partito è il congresso».
Difficile che la querelle finisca qui, così come andrà avanti la battaglia sul rinnovamento generazionale. «Non siamo dei matusa», scherza Bersani convinto che «essere giovani è importante ma non decisivo». E cita come esempio di governo generazionalmente riuscito il primo governo Prodi. Con il Professore, che in alcuni retroscena viene descritto come critico verso certe posizioni del Pd ad esempio sulla legge elettorale, oggi il leader Pd ha parlato per circa due ore a Bologna.
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