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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2012 alle ore 15:51.
Una giornata tranquilla. Le ombre della sera avviano alla conclusione una giornata che nel complesso è stata più che tranquilla. Qualche fila ai seggi, un notevole affollamento, qualche polemica per chi è rimasto escluso dal ballottaggio. In Toscana anche qualche caso circoscritto di contestazione per certi registri mancanti. Ma nel complesso è andata liscia e il successo di queste primarie resterà consegnato alla storia politica del paese come un evento positivo e dunque molto raro di questi tempi. Fra poco sapremo quale è stata l'affluenza reale del ballotaggio (probabilmente inferiore a una settimana fa) e chi ha vinto. Tutti si aspettano Bersani e in effetti se così non fosse sarebbe un colpo di scena clamoroso.
Dove va Matteo Renzi? Hanno fatto bene nel pomeriggio i "renziani" a precisare che non intendono in alcun modo contestare il risultato del secondo turno. Se lo facessero commetterebbero un grave errore. Ma per molte ore, negli ultimi due giorni, abbiamo vissuto sul filo dell'ambiguità. Ieri il sindaco garantiva che non avrebbe mai parlato di brogli ai seggi e quindi che avrebbe accettato con serenità il risultato, preparandosi a vivere il dopo. Stamane sembrava che avesse di nuovo cambiato idea e accusava, o lasciava che i suoi accusassero gli apparati del Pd per via dei cittadini che non avevano potuto votare. Ci si è interrogati a lungo sul significato di questi segnali. Piccoli indizi di nervosismo, destinati a rientrare? Oppure qualcosa di peggio, cioè la premessa di una dura guerra di legittimità quando stasera si conteranno i voti e si capirà chi ha vinto?
Alla fine, come si è detto, sembra proprio che Renzi sia pronto ad accettare il verdetto, se e quando il suo antagonista Bersani otterrà più del 50 per cento dei consensi, come quasi tutti pensano. Se così non fosse, se dietro i sorrisi di circostanza ci fosse un piano per contestare in radice il suo avversario e scatenargli contro un conflitto destabilizzaante, ai aprirebbero tempi bui per il Pd. Perchè da stasera Renzi sarà titolare di una fetta molto consistente di voto popolare. Certo, le primarie non equivalgono al congresso. Ma chi può dubitare che da stasera il sindaco di Firenze sia un uomo che pesa molto nel partito? E pesare molto vuol dire rivendicare una quota di potere, oltre che far valere le proprie idee e proposte. Ma vuol dire anche mostrare senso di responsabilità.
Renzi alla prova del buonsenso. Stasera si è chiusa una lunga campagna e si è aperta una fase nuova nella storia del Pd. Se Renzi, spinto dalla sua ambizione e dal desiderio di dare uno sbocco immediato al patrimonio politico raccolto in questi mesi, pretenderà di tenere sulla graticola Bersani, non riconoscendo di fatto la sua vittoria numerica, si metterà in una scomoda posizione. La maggioranza dei partecipanti alle primarie, compresi gli elettori del sindaco di Firenze, vogliono che il conflitto si ricomponga, come avviene in tutti i paesi dove le primarie servono a scegliere il candidato. Se viceversa si tiene aperto, in modo più o meno pretestuoso, un focolaio di tensione, si rischia di tradire lo spirito delle primarie e di minare alla base la possibilità che il Pd vinca le prossime elezioni.
E quindi si torna alla domanda: cosa vuole Renzi? In realtà egli non ha alternative che non siano quella di accettare il responso delle urne, che hanno visto un notevole afflusso di cittadini. Sulla via della contestazione, peraltro da lui più volte smentita, Renzi avrebbe ben presto solo una scelta: quella di uscire dal partito e tentare l'avventura solitaria, scenario a cui lo sollecitano voci interessate del centrodestra. Probabilmente in quel caso il sentiero non sarebbe coperto di fiori come pensano alcuni. Ma in qualche momento è stato tentato. Nega a parole questa prospettiva, ma per un po' ha civettato con l'idea di dichiarare "non legittime" queste primarie. E' bene invece che in serata sia prevalso il buonsenso. Speriamo che sia stata detta l'ultima parola.
Domani si volta pagina. Da domani ci dovrebbe essere spazio per lavorare insieme. Sarà più difficile, naturalmente, in caso di vittoria di Renzi; ma siccome il nome del favorito è Bersani... E' evidente in ogni caso che i vincitori delle primarie sono due: il segretario che le ha volute e lo sfidante che ha portato aria nuova. Il futuro è di Renzi, purchè sappia conquistarselo con determinazione e un po' di duro lavoro. Dove? Nel centrosinistra rinnovato anche grazie a lui e naturalmente a Firenze, la città che attende il suo amministratore fin qui un po' troppo assente e lontano. Quanto a Bersani, guai se dovesse finire prigioniero dell'apparato. Le primarie hanno espresso una volontà di innovazione e di ricambio. Bersani ha l'occasione di voltare pagina e di farlo senza le scosse e i traumi del renzismo.
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