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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2012 alle ore 14:33.

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Per il sindaco un «allungo» difficilePer il sindaco un «allungo» difficile

Le polemiche di questi giorni sulle regole hanno rischiato di offuscare lo straordinario successo delle primarie del Pd. Fin qui questa campagna elettorale è stata caratterizzata da grande fair play. Poi per un attimo le cose sono cambiate. Ora pare che l'allarme sia rientrato. È un buon segno per il dopo-primarie. Ma quello che è accaduto nei giorni scorsi non è stato un caso.

Dietro il conflitto sulle regole si nasconde in realtà una profonda e ancora irrisolta divisione sulla identità del Pd e sulla sua strategia politica. L'obiettivo di Renzi è chiarissimo. Il sindaco di Firenze vuole allargare la base elettorale del partito. Non gli interessano accordi post-elettorali con partiti di centro o di destra. Per lui questi partiti sono concorrenti, non potenziali alleati. Sono i loro elettori che gli interessano. E le primarie sono per lui una grande occasione per cercarne il consenso. Perché impedirgli, o comunque rendergli difficile, votare al secondo turno se non lo hanno fatto al primo? Non sono forse questi gli elettori che possono fare la differenza alle prossime elezioni e consentire al Pd di vincere in maniera netta? Sono argomenti sensati, ma non sono condivisi da Bersani e dai suoi. Dietro al rifiuto di allargare la partecipazione al secondo turno non c'è solo la difesa delle regole, ma si intravede soprattutto la radicata convinzione che i potenziali nuovi votanti non siano elettori di centrosinistra ma siano degli "infiltrati" che non hanno diritto di scegliere il candidato premier del Pd. Che bisogno c'è di inseguirli sul loro terreno snaturando l'identità del partito? Questo è il punto di vista di gran parte dell'apparato. Né è cambiato di fronte all'evidenza che questi "infiltrati" non sono distribuiti uniformemente sul territorio nazionale, ma si sono concentrati nelle regioni e in molti comuni dove il Pd è più forte.

Il timore delle infiltrazioni era già ben presente nel momento in cui è stato steso il regolamento per le primarie. Primarie aperte ma non troppo. Questo è stato il compromesso raggiunto tra chi avrebbe voluto fare primarie chiuse e chi puntava a primarie del tutto aperte. Come tutti i compromessi ha dei limiti che in questo caso sono stati esaltati da norme astruse come quella sulle giustificazioni da presentare per poter votare solo al secondo turno. Norme che tra l'altro sono inapplicabili sul piano organizzativo e che quindi finiranno per produrre delusioni e perdita di credibilità.

I nuovi "infiltrati" resteranno in gran parte fuori dalla competizione e per Renzi le probabilità di sopravanzare Bersani si riducono di molto. Certo, potrà contare sui vecchi "infiltrati", quelli che lo hanno fatto vincere in Toscana per esempio, ma da soli non basteranno. Le elezioni non sono mai una roulette in cui tutti i risultati sono possibili ogni volta che si va a votare. Dietro ogni voto ci sono legami, preclusioni, sentimenti di appartenenza e di rigetto che non cambiano di solito da una consultazione all'altra. Nel caso di queste primarie il primo turno ci ha dato una fotografia precisa dei punti di forza e di debolezza dei due candidati maggiori. Cosa dovrebbe succedere per ribaltare il risultato?

Grazie al simulatore del ballottaggio messo a punto dal Cise si possono testare varie ipotesi sull'esito del voto di oggi. Tra le variabili in gioco le più importanti sono la partecipazione al voto di quelli che hanno già votato al primo turno, i flussi dai candidati esclusi dal ballottaggio ai due sfidanti rimasti in campo e il numero di nuovi votanti. Come si vede nella tabella in pagina perché Renzi possa vincere occorre che si verifichino tre condizioni. (A) Un astensionismo asimmetrico tra primo e secondo turno: quasi tutti gli elettori di Renzi lo votano anche al ballottaggio, mentre il 15% di quelli di Bersani si astengono. (B) Una distribuzione fortemente asimmetrica dei nuovi votanti. Ne abbiamo stimato il numero in 150mila di cui il 10% a favore di Bersani e ben il 90% a favore di Renzi. (C) Un andamento dei flussi di voto da Vendola, Puppato e Tabacci tale da non favorire nettamente l'uno o l'altro dei due contendenti in lizza. A queste condizioni Renzi riuscirebbe a ribaltare il risultato del primo turno. Ma sono condizioni estreme che in realtà assomigliano a un miracolo. In politica i miracoli sono rari, ma qualche volta accadono. In ogni caso Renzi un miracolo lo ha già fatto al primo turno: se supererà oggi il 45% ne farà un altro, soprattutto se confermerà il suo successo nella "zona rossa".

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