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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2012 alle ore 08:02.

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Matteo Renzi dà la caccia ai voti di Pier Luigi Bersani e punta tutto sui confronti televisivi ma non esclude di poter catturare anche i "vendoliani" in cerca di cambiamento. È questa, dunque, la strategia del sindaco di Firenze che al secondo turno – domenica – è convinto di poter fare una rimonta sul segretario uscito vincente dal primo turno.

«Sono convinto che con i dibattiti tv e non solo, riusciremo a spostare una parte dei voti di Bersani, vogliamo lealmente andarli a prendere». Dunque, un'ultima offensiva di comunicazione perchè «quel margine di 250mila voti di differenza è assolutamente colmabile». C'è ancora una polemica sui conteggi ma adesso la scommessa finale è su domenica perchè è importante vincere o anche perdere bene. «Il risultato che abbiamo ottenuto è straordinario e impressionante ma non ci vogliamo accontentare». Renzi non si accontenta e nel solito linguaggio "pop" paragona le primarie al Festival di Sanremo: «Non mi accontento di vincere il premio della critica, voglio vincere il festival».
"Rubare" un po' da Bersani ma conquistare i voti di Vendola e se «lui si è impegnato a non farmi vincere, questo non significa che il travaso dei suoi voti vada tutto su Bersani».

Anche se la distanza tra Renzi e Vendola è abissale sotto vari profili, il sindaco di Firenze è sicuro di poter agganciare quell'«elettore di Nichi che cerca il cambiamento ed è naturale che voglia una profonda rottura nel gruppo dirigente del centro-sinistra, piuttosto che i soliti noti». Un calcolo politico giusto? Si vedrà domenica quando forse lo scrutinio sarà meno laborioso di quanto non lo sia stato ieri. «Non è una briciola di problema, è un filoncino: nessuno di noi fa polemica o grida a chissà quale complotto. Chiediamo solo che la Commissione metta online i verbali. È la cosa più logica e semplice, nessuno ha da temere. La trasparenza è il minimo».
Lui è sicuro di «potercela fare». Spera che anche in Italia succeda come alle elezioni francesi, quando al secondo turno «votarono il 10% in più di elettori». E per questo chiede che sia consentito a chi vuole votare di «registrarsi il giorno stesso oppure online». Ora però la «gioia per l'impresa che a qualcuno sembrava possibile è già passata» adesso si torna sul ring con Pier Luigi Bersani e a quella polemica sul "noi" e "loro" che il segretario rimprovera allo sfidante visto che la «ditta» è la stessa. «La squadra è certamente la stessa ma nel Pd si può senz'altro dire "noi" e "loro" perché l'uno non vale l'altro.

Se vince Pier Luigi non è la stessa cosa che se vinciamo noi. La squadra è la stessa, figuriamoci se metto in discussione la squadra, ma l'allenatore può fare il catenaccio o giocare a zona». In serata arrivano i dati definitivi ma Renzi aveva già detto: «Non importa se lo scarto sia di 4 o 8, si riparte zero a zero». E uno degli argomenti contro il segretario sarà proprio quello delle alleanze, della coerenza delle posizioni politiche, come per esempio su Monti. «Sul premier ho una posizione molto diversa rispetto a Vendola. Ma non è un mio problema, ma di chi non sostiene Monti e poi appoggia Bersani che invece lo sostiene. Non è un problema mio ma della Camusso e di Nichi». Ma questo tema accompagnerà il Pd non solo nelle primarie ma in tutto il post-primarie.
Li.P.

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