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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2012 alle ore 23:44.

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Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani (a sinistra) e il sindaco di Firenze Matteo Renzi negli studi Rai prima del faccia a faccia di ieri sera (Ansa)Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani (a sinistra) e il sindaco di Firenze Matteo Renzi negli studi Rai prima del faccia a faccia di ieri sera (Ansa)

di Nicola Barone

Matteo Renzi senza giacca, come ama. Pier Luigi Bersani in completo grigio e cravatta rossa a pois bianchi. In piedi, fianco a fianco, i due sfidanti nelle primarie del Pd, attesi domenica al passo decisivo del ballottaggio, vanno in tivù decisi a guadagnarsi sino all'ultimo degli spettatori davanti allo schermo. Al primo, quasi di necessità, tocca giocare all'attacco per recuperare, pur rifiutando il cliché del "Giamburrasca di turno".

Dice Renzi: "Sono stato trattato a volte come un mostro, un infiltrato della destra, ma oggi il vero rischio è non cambiare". Ancora: "Non possiamo andare nel futuro con le stesse persone che accompagnano Bersani e che da 20 anni non hanno scritto una pagina di futuro". Il secondo risponde alle contestazioni più dirette dell'avversario con la pacatezza dei toni a lui più congeniale. Tranne quando viene tirato in ballo lo spettro del fallimento dell'Unione. A quel punto la voce ferma del segretario ammonisce di non lasciarsi sedurre dagli argomenti dei nemici. "Siamo in grado di governare" e possiamo garantirlo all'Europa, scandisce parola per parola Bersani.

Le ricette per la crisi. Primo a prendere la parola, il sindaco di Firenze snocciola le sue misure immediate: si comincia con i 100 euro netti al mese per chi ne guadagna meno di 2mila per poi rafforzare il sistema dei Comuni "che fanno da gabellieri per lo Stato". Il punto è "rimettere in tasca i soldi al ceto medio". E per questo "lo Stato centrale deve tagliare dove non ha mai avuto il coraggio di tagliare, ad esempio le tasse sul gioco d'azzardo valgono 20 miliardi ma sono diminuite".

Bersani di promesse non vede il bisogno. Ma ribadisce la possibilità di una patrimoniale parlando di un "giro di solidarietà fiscale" per rimettere in moto i consumi. E ancora qualcosa sul fronte dei prezzi e delle tariffe: "hai voglia - ha detto - parlare di lenzuolate, qui abbiamo perso il lenzuolo". Infine misure per gli investimenti dei Comuni e sul lavoro con "un po' di credito per le piccole imprese". Servirà comunque tempo: "Facciamo qualcosa in più il prossimo anno e poi mettiamoci in cammino perché dopo gli ultimi 5 anni il cammino è lungo".

Fisco. Sullo sfondo rosso dello studio la sfida tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi entra nel vivo sulle tasse. Prima ragione dello scontro l'odiata Equitalia, contro cui il sindaco di Firenze punta il dito (è stato un errore aver messo "le ganasce agli artigiani"). "Equitalia, chiarisco a Matteo, non l'abbiamo inventata noi" è la replica il segretario. "Non ho detto questo - ribatte ancora Renzi - ma che su quello non siamo stati all'altezza".

E poi l'affondo diretto a Bersani: "Sei stato 2.547 giorni al governo e dico questo perché è necessario fare un passo avanti". Renzi attacca anche sul fronte della lotta all'evasione fiscale che, a suo avviso, dovrebbe passare anche dall"'andare a prendere i soldi in Svizzera se ci sono". Duro Bersani: "Se c'è gente che preferisce il passerotto al tacchino sul piatto - spiega ricorrendo alla prima delle sue proverbiali metafore - va bene, ma io voglio dire che sul condono non sono d'accordo".

Mezzogiorno. "Non c'è un problema sud, c'è un problema Italia" dice secco Renzi. Servono a tutto il Paese le semplificazioni, lo slancio agli investimenti su chi ha idee, l'uso intelligente dei fondi europei. "O liberiamo il Sud da raccomandazioni e burocrazia oppure non andremo da nessuna parte. Non ho preso molti voti al sud ma sono contento di perdere le primarie se il sud non capisce che serve una scossa e un cambio di mentalità".

Costi della politica. Il clima si surriscalda anche quando la conduttrice Monica Maggioni chiama Renzi e Bersani a esprimersi sui costi della politica. Bersani: bisogna studiare un tetto ai cumuli dei vitalizi e delle pensioni, la politica deve dare l'esempio, ma non è ammissibile che un grande manager prenda una buonuscita da venti milioni di euro. E "non siamo contrari al finanziamento pubblico". Renzi dissente: no, bisogna abolirlo.

È il momento della quarta replica di Pier Luigi Bersani: "Sono d'accordo con Matteo sulla trasparenza ma la democrazia è stata inventata in Grecia e decisero che la politica va sostenuta pubblicamente, così non è una tirannide. Non mi rassegno all'idea che la politica la facciano solo i ricchi". E Renzi: "Passar da Pericle a Fiorito ce ne passa..."

I primi provvedimenti. La tripletta del segretario del Pd viene riassunta così: "Un figlio di immigrati che studia qui è italiano, una norma secca sull'anticorruzione e l'antimafia e qualcosa sulla piccola impresa". Con licenza di spiazzare: "Lascerei qualche sorpresa per il primo giorno: governare è anche sorprendere un po'". Da Renzi focus esclusivo sul lavoro: ridurre le norme a "59-60 articoli", un intervento per la sburocratizzazione e, infine, "un piano di innovazione per il digitale".

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