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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2012 alle ore 20:34.

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Quando chiuderanno le urne guardate a un dato per capire come sarà andato il ballottaggio delle primarie del centro-sinistra. O, meglio, quattro dati che sommati ne fanno uno. I quattro dati sono quelli di Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche, che insieme danno un risultato: chi, tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi, avrà vinto nel voto delle cosiddette "regioni rosse", nell'area dove il Pd ha il suo insediamento e la sua forza elettorale. E' questo il risultato che è ancora incerto, è questo il cuore "politico" della sfida di questa domenica.

La competizione nazionale, almeno di sorprese clamorose, ha un vincitore quasi certo. Sono i numeri a dirlo. Al primo turno Bersani ha staccato Renzi di 288mila voti. Al ballottaggio sono disponibili al massimo alcune 10/20mila voti "nuovi" (in base alle iscrizioni di giovedì e venerdì) e i 605mila voti che erano andati agli tre candidati al primo turno. E' probabile che questi ultimi si dividano tra i due sfidanti in percentuali non troppo sbilanciate da una parte o dall'altra, mentre i primi vadano soprattutto a Renzi. Non possono evidentemente bastare a ribaltare la situazione. Ci vorrebbe, per far vincere Renzi, una vera e propria emorragia di voti bersaniani verso il non voto o addirittura verso Renzi, ma questo è scarsamente credibile.

Il ballottaggio potrà essere quindi, con ogni probabilità, appannaggio di Bersani. Ma nelle regioni rosse la partita è apertissima. Al primo turno Renzi si è aggiudicato la sfida con 28mila voti di distacco su Bersani. Ora la contesa è testa a testa. E per Renzi confermare un consenso maggioritario lì dove il partito ha le roccheforti della propria rappresentanza potrebbe essere un successo politico da far pesare enormemente nella gestione del partito in vista della stagione congressuale.

La partita si gioca, per una questione di grandi numeri, soprattutto tra Emilia Romagna e Toscana. Quest'ultima al primo turno ha fatto registrare un record di afflusso alle urne e ha dato una vittoria ampia al sindaco di Firenze (72mila voti di vantaggio). Renzi giocava in casa, ma aver portato a votare per sé 224mila votanti è sicuramente un successo oltre le aspettative. Per intenderci: in questa area lo stesso Bersani ha avuto 20mila voti in più rispetto a quando aveva vinto nel 2009. Questo vuol dire che per Renzi hanno votato tantissimi elettori che nel 2009 si erano tenuti lontano dalle urne, con un significativo allargamento dell'area che si riconosce nel Pd (da 280mila a 430mila elettori).

In Emilia Romagna a riportare un successo ampio è stato invece Bersani. Questa volta era lui a giocare in casa. E l'affermazione è stata netta, con 10 punti percentuali di vantaggio su Renzi, cioè 47mila voti. Nelle Marche la differenza a favore di Renzi è stata di meno di mille voti, in Umbria di 2mila voti.

In totale Bersani dovrà recuperare, rispetto al primo turno, 28mila voti. Un risultato possibile, in considerazione di quei 133mila voti andati agli altri candidati domenica scorsa, ma non facilissimo. Una sfida aperta, che non metterà in discussione chi sarà il candidato premier, ma potrebbe aprire scenari inediti in vista del congresso.

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