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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2012 alle ore 22:30.
L'ultima modifica è del 08 dicembre 2012 alle ore 12:59.

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Il presidente della Repubblica e il premier in una foto d'archivioIl presidente della Repubblica e il premier in una foto d'archivio

«In squadra facce nuove, anche dal mondo delle imprese»
«Nella nuova squadra - ha poi assicurato Berlusconi - ci saranno tante facce nuove. Bisogna innovare e ci sono anche persone che hanno tutto il diritto di sentirsi stanche. E io già da tempo ho contatti con molti protagonisti del mondo delle imprese, del lavoro, delle professioni, delle università. Anche dello sport». Berlusconi non si è sbilanciato sull'identità di queste new entry in lista, spiegando che non avrebbe fatto «nomi senza il loro consenso».

Il Cavaliere guarda ai moderati
L'ex premier ha sottolineato la necessità di rafforzare le forze politiche che parlano ai moderati. «Tutti i voti che non vengono dati alle maggiori forze in campo dei moderati ma ad altre liste sono non solo inutili ma anche dannosi - ha chiarito -. Sono voti contro se stessi». L'ex premier ha poi negato che ci siano degli attriti con Franco Frattini, dopo che il ministro degli Esteri ha espresso voto favorevole alla fiducia sul decreto sui costi della politica. «Anche lui - ha detto - è felicissimo del mio ritorno». E sulla data del voto ha detto: «Si è indicata la data del 10 marzo. Mi sembra vada bene». L'ex premier assicura: «Noi con grande senso di responsabilità continueremo ad approvare i provvedimenti che sono già al Parlamento, come la legge finanziaria. Poi è giusto che gli italiani tornino a una conduzione che sia diversa» da quella del governo Monti.

Il Capo dello Stato: serve percorso costruttivo e corretto
Il faccia a faccia tra Monti e Napolitano ha avuto l'obiettivo di tirare le somme. Dopo che il Pdl ha escluso strappi e ha assicurato l'ordinata conclusione della legislatura, con una "tranquilla" conversione della legge di Stabilità (il 18 approda in Senato), il Capo dello Stato sperava in un percorso costruttivo e corretto, anche perché lo spread, le agenzie di rating e i mercati vigilano impietosi. Per il Quirinale, ma anche per Palazzo Chigi l'importante era ed è portare a casa la legge di stabilità.

L'ipotesi: alle urne il 10 e l'11 marzo
Il 10 gennaio ci sarebbe lo scioglimento delle Camere, per andare alle urne il 10 e l'11 marzo, in un "election day" che vedrebbe l'accorpamento con le regionali in Lombardia e Molise, mentre il Lazio andrebbe al voto il 3 e il 4 febbraio, così come ha deciso il Tar. Questa sembrerebbe l'ipotesi più probabile, anche se non è escluso che si anticipi ulterirmente la data delle elezioni.

Pd e Udc dicono no a un continuo logoramento
Di fronte alla posizione del Pdl, con il segretario politico Alfano che ha chiarito che il governo Monti è finito, e di fronte al rischio che l'esecutivo tecnico divenga oggetto di continui attacchi da qui allo scioglimento delle Camere, Pd e Udc vogliono evitare un vero e proprio logoramento e lanciano un messaggio al Capo dello Stato. Il Popolo delle libertà, lamentano, non può caricare sulle nostre spalle la responsabilità dei provvedimenti che vanno "portati a casa" in questa legislatura. Va evitato, ripetono, di lasciare spazio a campagne antieuropeiste, populiste e contro il rigore del governo in carica. Se questo è lo scenario che si prospetta, allora - dicono gli altri due "azionisti" della strana maggioranza che sostiene l'esecutivo dei tecnici - meglio sciogliere il Parlamento subito dopo il via libera alla legge di Stabilità, e non regalare tre mesi di campagna elettorale a Berlusconi. Tra le altre misure da "portare a casa" entro la fine di questa legislatura, c'è il decreto Ilva, la delega fiscale, il provvedimento Sviluppo bis e la partita per il riordino delle Province. In questo clima politico, il decreto sull'incandidabilità e le liste pulite potrebbe avere meno change di concludere l'iter di conversione.

Pressing dal centro su Monti perché scenda in campo
Il presidente del Consiglio, che ieri sera ha partecipato alla prima della Scala di Milano, ha commentato: «Il Re Sole si è un po' allontanato da me». Allo stesso tempo, aumenta il pressing affinché Monti scenda in campo. Lavora in questa direzione il centro con in prima fila l'Udc di Casini. Ll'ipotesi - non è una novità - è salutata positivamente dalle istituzioni e dalle cancellerie europee, Berlino in testa.Il patron della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo starebbe riflettendo sull'opportunità o meno di presentare una propria lista alle prossime elezioni politiche e ad alcuni suoi interlocutori parlamentari avrebbe spiegato che «arrivati a questo punto», con il ritorno in campo di Silvio Berlusconi e un centrosinistra sempre più schiacciato su posizioni radicali, «o Monti offre la possibilità politica di una convergenza di tutti i soggetti che si ispirano alla sua esperienza di governo oppure sarà complicato esserci». Il leader di Fli Gianfranco Fini ha criticato la decisione del Pdl di considerare finita l'esperienza del governo tecnico: «è grave - ha detto - perché fa correre ulteriori rischi all'Italia».

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