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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2013 alle ore 11:02.
ROMA - Manca solo il via libera della Corte dei conti e un altro tassello della riforma del lavoro diventa operativo. Si tratta delle norme in materia di congedo obbligatorio e facoltativo per i padri e dei contributi economici per le madri che, al termine della maternità, vorranno rientrare al lavoro. Il decreto ministeriale è stato firmato da Elsa Fornero e Vittorio Grilli il 22 dicembre e stanzia 78 milioni l'anno, per il triennio 2013-2015.
Le risorse verranno coperte attingendo dal Fondo per l'occupazione femminile e dei giovani.
Ma vediamo nell'ordine i criteri di accesso e le modalità di utilizzo di queste misure sperimentali contenute nel testo che il Sole 24 Ore è in grado di anticipare. Per i padri da quest'anno scattano il giorno di congedo obbligatorio (aggiuntivo al congedo di maternità) e i due giorni facoltativi (sostitutivi del congedo che spetta alla madre) utilizzabili entro il quinto mese di vita degli figlio. Le due forme di congedo sono riconosciute anche ai padri adottivi o affidatari, con trattamento economico a carico dell'Inps pari al cento per cento della retribuzione e con contribuzione figurativa piena.
I congedi dei padri dovranno essere utilizzati in soluzione unica (non a ore) e potranno essere effettuati dopo una comunicazione preventiva al datore di lavoro da farsi con almeno 15 giorni di anticipo «ove possibile in relazione all'evento della nascita e in base alla data presunta del parto» come si precisa nel decreto.
L'altro strumento che viene attivato con queste misure di conciliazione riguarda invece le madri intenzionate a rientrare al lavoro dopo il congedo di maternità. Per loro, negli undici mesi successivi al congedo, scatta la possibilità di richiedere, al posto del congedo parentale, un contributo economico utilizzabile o per pagare una baby sitter o per coprire la retta del nido (pubblico o privato accreditato). Si tratta di 300 euro netti mensili per sei mesi. Se la madre opta per la prima soluzione potrà utilizzare i voucher per pagare la baby sitter, mentre nel caso del nido sarà l'Inps a bonificare direttamente la quota prevista alla struttura interessata.
Il beneficio verrà concesso, alle donne che ne faranno richiesta all'Inps, sulla base di una graduatoria nazionale che terrà conto dell'indicatore Isee «e fino a concorrenza delle risorse disponibili per ciascun anno». La priorità sarà ovviamente riconosciuta ai nuclei con l'indicatore della situazione economica equivalente inferiore e, a parità di Isee, secondo l'ordine di presentazione delle domande. Mentre l'Inps, che dovrà quanto prima stabilire le modalità per fare domanda tramite i suoi canali telematici, staccherà i voucher entro 15 giorni a chi avrà optato per il baby sitting. Ovviamente per ogni quota mensile richiesta la lavoratrice interessata dovrà scontare una riduzione di un mese del periodo di congedo parentale.
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