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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2013 alle ore 14:26.

Il lupo perde il pelo ma non il vizio. E quel vizietto era, oggi come ieri, di promettere agli investitori guadagni stratosferici. Non solo quei guadagni non ci sono mai stati ma chi ha affidato i suoi denari ad Alberto Micalizzi, ex enfant prodige della Bocconi arrestato l'altro ieri a Milano per truffa, li ha visti svanire nel nulla. Il meccanismo era sempre lo stesso. Nella vicenda odierna, che ha portato agli arresti domiciliari, Micalizzi prometteva interessi da capogiro, fino al 6% giornaliero sul capitale investito. Ma non solo quegli interessi non sono mai arrivati ma chi gli ha dato i soldi in gestione ha visto svanire l'intero capitale.
L'indagine del pm torinese Vittorio Nessi è partita dopo la denuncia di Chiara Borio, titolare dalla 'Borio Giacomo srl'. Secondo l'accusa, il 3 marzo 2011 Chiara Borio e il padre incontrano il professor Alberto Micalizzi nel suo ufficio dell'Università Bocconi, a Milano. All'incontro è presente anche Ermanno Orsi, rappresentante legale della società 'Cofinlac'.
I due convincono i Borio ad affidare loro un milione e mezzo di euro da investire attraverso una piattaforma bancaria presso la Hong Kong Shangai Bank, garantendo interessi giornalieri pari al 6% del capitale.
La somma, dicono, deve però essere versata temporaneamente presso un conto di un istituto portoghese, la Banca Espirito Santo Madeira Funchal. Il conto è ovviamente intestato a Ermanno Orsi, che ora è indagato per truffa in concorso con Micalizzi.
Dopo aver versato i soldi sul conto in Portogallo, i Borio non solo non ricevono gli interessi pattuiti, ma non rivedono un solo euro del loro capitale. E quando tentano di recuperare i soldi bussando alla porta dell'ex docente bocconiano, autosospesosi nel 2011, si sentono rispondere da Micalizzi che ogni tipo di rapporto con Orsi, compreso il mandato di consulente, è stato interrotto. Da qui la denuncia dei truffati, l'indagine e la richiesta di arresto del pm Nessi, convalidata dal gip di Torino ed eseguita dai carabinieri di Milano.
Il primo crack e la catena di Sant'Antonio
Micalizzi non è nuovo a questi giochetti. Era già stato indagato a Milano per truffa aggravata e multato dalla Consob inglese per i 550 milioni di dollari dei fondi Dynamic Decisions scomparsi nel nulla, dopo la promessa di farli miracolosamente lievitare. Finirono a gambe all'aria all'epoca due fondi italiani la Helm finance sgr fondata da nomi blasonati della finanza milanese come Alessandro Rombelli (ex JPmorgan) e Maurizio Dallocchio (docente di Micalizzi all'Università Bocconi) e la Igm che avevano investito nel fondo off shore gestito da Micalizzi.
La vicenda del primo crac di Micalizzi appare come un complesso domino che vede coinvolti oltre alla Helm di Rombelli, il fondo off-shore Dynamic Decisions Growth Premium, liquidato dal febbraio del 2009 su intervento della Corte delle Cayman e gestito da Alberto Micalizzi,; e la Igm altra Sgr commissariata da Consob dall'aprile del 2009. Ecco i fatti di allora. Igm fa degli investimenti azzardati nella galassia dei fondi Madoff oltre a investire 4 milioni nel fondo Helm Growth Premium. Cosa fa il fondo di Rombelli di questi soldi ricevuti? Li investe quasi tutti in un unico paniere, il fondo off-shore di Micalizzi (che si chiama anch'esso, ironia della sorte, Growth Premium). Mossa azzardata. Un fondo che ha un unico investimento è un fatto singolare. Neanche il più sprovveduto dei risparmiatori metterebbe i suoi denari in un unico investimento. E dire che Rombelli era un professionista della finanza. Sta di fatto che la catena si spezza in modo irrimediabile. Igm in difficoltà chiede indietro i 4 milioni consegnati a Helm solo due mesi prima. Helm li richiede a Micalizzi che confessa di non poterli restituire. Il fondo caymano dell'ex bocconiano è bloccato e in via di liquidazione. Dalle indagini emerge che il fondo di Micalizzi ha subìto gravi perdite, con un attivo ridotto a poche decine di milioni dai 550 dichiarati a fine 2008.
Aggiornamenti del 13 marzo 2018 e del 13 luglio 2022, qui riepilogati l’8 settembre 2023:
1) Il procedimento penale per truffa aggravata, nei confronti di Alberto Micalizzi, avente ad oggetto la gestione dei fondi inglesi Dynamic Decisions, già pendente davanti alla Procura di Milano, che ne aveva chiesto il rinvio a giudizio, si è definito con sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, pronunciata in data 7 novembre 2017 dal Gup, Dott. Fanales.
2) In data 21 aprile 2022 la Corte di Cassazione ha prosciolto definitivamente il dott. Alberto Micalizzi anche dall’accusa residua di associazione per delinquere.
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