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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2013 alle ore 08:08.

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La decisione sull'attacco non c'è ma il Pentagono invia cacciatorpediniere
Dunque, la decisione sull'attacco contro il regime di Assad ancora non c'è, ma il Pentagono continua a rafforzare il dispositivo di fuoco davanti alle coste siriane. Il Pentagono ha inviato in zona un quinto cacciatorpedinere della classe Arleigh Burke armato con un massimo di 96 missili da crociera Tomahawk.

Nel frattempo, Mosca ha deciso di rafforzare la sua squadriglia navale nel Mediterraneo, inviando nei prossimi giorni una nave anti sommergibile della flotta del Nord e l'incrociatore lanciamissile Moskva della flotta del Mar Nero.

La retromarcia di Hollande
Il presidente francese, Francois Hollande, ha dichiarato che tutto il possibile deve essere fatto in Siria per trovare una soluzione politica, al termine di un incontro con il presidente della Coalizione nazionale siriana (opposizione).

Bonino e Hollande si incontrano: «comune cautela»
Condivisione della condanna per il crimine "orrendo" perpetrato in Siria con l'uso delle armi chimiche e comprensione da parte della Francia, che è in prima fila per un intervento armato, per la posizione diversa dell'Italia. Al termine di un colloquio di 40 minuti all'Eliseo, dove il presidente Francois Hollande ha ricevuto questo pomeriggio il ministro degli Esteri, Emma Bonino, è trapelata la "comune cautela" di Italia e Francia su come procedere nella crisi siriana.

Anche Obama è più cauto
«Non ho ancora preso una decisione». Con queste parole il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si è espresso in merito a un possibile intervento militare contro il regime di Bashar Al-Assad. L'inquilino della Casa Bianca è stato intervistato dalla PBS dopo la sua partecipazione alle celebrazioni per il 50esimo anniversario del discorso "I have a dream" di Martin Luther King. Obama ha spiegato che un attacco militare manderebbe un segnale ad Assad, ma non «risolverebbe tutti i problemi interni della Siria e ovviamente non metterebbe fine alla morte di civili innocenti» sul territorio siriano.
Il presidente ha però aggiunto:«Dobbiamo essere certi che quando un paese viola norme internazionali su armi come quelle chimiche, ciò potrebbe rappresentare una minaccia per noi e vogliamo fare in modo che ciò non accada». Il presidente ha anche ricordato che gli Stati Uniti non vogliono replicare gli errori commessi in Iraq: «In Siria possiamo utilizzare un approccio che non ci faccia ripiombare in un lungo conflitto, o una ripetizione della guerra in Iraq». E anche secondo il New York Times, il presidente Obama deve ancora dare spiegazioni per intervenire militarmente in Siria.

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