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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2013 alle ore 06:42.

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Carlo Messina: «Scampato pericolo per l'Italia: ora priorità alla ripresa»

Cambierà l'assetto organizzativo del gruppo su banca corporate e partecipazioni, modificato la scorsa primavera? Fino a quando lei manterrà l'interim sulla Banca dei Territori?
Ritengo adeguato l'attuale assetto organizzativo. La Banca dei Territori è centrale per il successo del gruppo e come ceo me ne occuperò personalmente almeno fino al completamento del piano. C'è grande sintonia e unità d'intenti con i manager che siedono nel consiglio di Gestione: Gaetano Miccichè che guida il Corporate e Investment Banking con risultati eccellenti, Bruno Picca che presiede con grande competenza al controllo dei rischi, Francesco Micheli che gestisce personale e macchina operativa con efficienza al punto che il nostro cost/income è tra i migliori in Europa. Faremo un gioco di squadra con un team affiatato mettendoci presto al lavoro per il nuovo piano, che dovrà coinvolgere - partendo dal basso - i 95mila dipendenti del Gruppo.
Al Governo che ha appena incassato la fiducia chiedete azioni per la ripresa e lo sviluppo dell'Italia. Ma voi come Intesa Sanpaolo cosa potete fare per il Paese?
Faremo la nostra parte, continuando a essere erogatori di credito al sistema economico e offrendo consulenza sugli investimenti. Già lo stiamo facendo, come dimostrano i dati. Il totale del credito accordato a famiglie e imprese italiane è di 420 miliardi, che è pari a poco meno di un terzo del Pil italiano. E nei primi otto mesi dell'anno abbiamo concesso 24 miliardi di credito a medio e lungo termine, prevalentemente a famiglie e pmi. Inoltre, gestiamo il risparmio degli italiani: 370 miliardi di raccolta, 240 di risparmio gestito e 85 di vita. Dobbiamo poi, secondo le nuove regole di Basilea 3, mantenere ingenti riserve di liquidità investite in titoli di Stato. Potevamo investire nel Bund tedesco. Abbiamo invece scelto di investire 60 miliardi in Bot e BTp, con una duration media inferiore ai due anni che ben incrocia rischio e rendimento.

Si è discusso a lungo del ruolo di Intesa Sanpaolo come «banca di sistema». Ruolo che Cucchiani, si dice, avrebbe voluto ridurre o smontare. Come procederà la gestione delle tante partecipazioni rilevanti, da Alitalia a Telecom?
Noi siamo e vogliamo continuare a essere la banca dell'economia reale. Facciamo e faremo credito a famiglie, imprese piccole, medie e grandi. Non so cosa voglia dire essere una banca di sistema. Ma come tutte le altre grandi banche del mondo, abbiamo una divisione di corporate e investment banking che per mestiere assume anche partecipazioni azionarie che lei ha chiamato «rilevanti». Si tratta di una divisione che ha sempre dato risultati positivi, le cui partecipazioni di merchant banking pesano comunque solo per lo 0,5% sul totale attivo della banca.

Molto criticata è stata la vostra esposizione alla Carlo Tassara di Roman Zaleski. È stato uno sbaglio?
I conti sulle perdite eventuali si faranno alla fine del piano di ristrutturazione del debito, rinviato al 2016. Segnalo comunque che la nostra esposizione alla Tassara rappresenta lo 0,1% dei total asset. E che comunque, quando si fanno i conti delle nostre partecipazioni, bisogna tenere conto anche di quelle che vanno bene, penso alla plusvalenza su Prada.

Telco-Telecom e Alitalia, di cui siete azionisti, stanno per passare agli spagnoli di Telefonica e ai francesi di Air France. Come vi muoverete?Ci muoveremo facendo il lavoro di banca, che ha tutto l'interesse a mantenere rapporti con clienti grandi e piccoli. L'unica certezza è che in nessun caso possiamo sostituirci allo Stato.

Una delle critiche che gli investitori istituzionali rivolgono a Intesa Sanpaolo è di avere un totale attivo investito per l'80% in Italia. Pensa in prospettiva di accentuare la presenza estera?
Il tema della diversificazione geografica esiste e lo valuteremo in sede di piano d'impresa. Anche se ricordo che abbiamo già una presenza importante nel centro-est Europa, con oltre 9 milioni di clienti. Comunque, abbiamo capitale e liquidità sufficienti sia per una crescita esogena selettiva che per la crescita endogena. Escludo categoricamente di essere interessati a Commerzbank. Così come non abbiamo intenzione di comprare o aggregare banche in Italia. L'ipotesi Mps, già smentita, è una pura invenzione.

A breve partirà per le banche europee l'asset quality review, propedeutica al passaggio della Vigilanza bancaria alla Banca Centrale Europea. Teme che il sistema italiano sarà penalizzato?
La Vigilanza unica comporterà criteri omogenei tra i diversi Paesi nella valutazione degli asset delle banche. Ci auguriamo che serva a evitare i disallineamenti tra l'Italia e altri Paesi europei, dove alcuni criteri sono meno prudenziali che da noi.
Da ultimo, il dividendo. Staccherete la cedola agli azionisti alla fine del bilancio 2013?
I ratios patrimoniali di metà anno incorporano pro-quota i dividendi maturati fino ad allora, quindi la metà degli 832 milioni di euro pagati nel 2013 per l'anno 2012. L'erogazione di dividendi continua ad essere una chiara priorità del management e sia i ratios patrimoniali sia la redditività generata alla fine di giugno sono in linea con questa priorità. L'effettiva erogazione rifletterà naturalmente gli sviluppi nel contesto economico, oltre che regole e misure adottate dai regolatori.

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