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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2013 alle ore 20:30.
L'ultima modifica è del 04 ottobre 2013 alle ore 10:00.

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(Ansa)(Ansa)

La Giunta per le elezioni del Senato ha proposto la decadenza di Silvio Berlusconi per effetto della legge Severino. Il presidente e relatore, Dario Stefano, ha letto la decisione, a maggioranza, della Giunta il cui parere passerà ora al voto dell'Aula del Senato per il definitivo e formale pronunciamento. «Decisione indegna. Democrazia colpita al cuore ed eliminazione dell'avversario per via giudiziaria», è il commento del Cavaliere. «Una decisione ineccepibile, che applica in maniera uniforme il diritto per tutti i cittadini indistintamente, anche se sono senatori», replica l'avvocato di controparte, Salvatore Di Pardo.

Intanto è scontro, ma a distanza, tra i difensori del Cavaliere e la Giunta per le immuniità e le elezioni del Senato. Assenti alla seduta pubblica della Giunta che questa mattina alle 9.45 - dopo un minuto di silenzio per le vittime della tragedia di Lampedusa - è tornata a discutere la decadenza dalla carica di Berlusconi dopo la sua condanna definitiva per frode fiscale, i suoi avvocati hanno accusato di parzialità l'organo del Senato preannunciando un ricorso per «violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione europea» dei diritti dell'Uomo. L'attesissima seduta pubblica - con un'ampia copertura in diretta «dalla radio al tablet» - è durata poco: alle 10,42, terminata la relazione del presidente, dopo l'intervento delle parti ed esaurite le domande dei commissari, la Giunta ha iniziato la Camera di Consiglio, che è terminata nel pomeriggio. Nelle stesse ore Angelino Alfano era a palazzo Grazioli, dove ha incontrato il Cavaliere. Quindi a raggiungere la residenza romana di Berlusconi sono stati i ministri De Girolamo, Lupi e Quagliariello.

La nota di Berlusconi: decisione indegna
«Quando si viola lo stato di diritto si colpisce al cuore la democrazia». Questo il commento di Silvio Berlusconi al voto in giunta. «La democrazia di un Paese si misura dal rispetto dalle norme fondamentali poste a tutela di ogni cittadino. Violando i principi della Convenzione Europea e della Corte Costituzionale sulla imparzialità dell'organo decidente e sulla irretroattività delle norme penali - dice il cavaliere - oggi sono venuti meno i principi basilari di uno stato di diritto». «Quando si viola lo stato di diritto si colpisce al cuore la democrazia. Questa indegna decisione - continua la nota - è stata frutto non della corretta applicazione di una legge ma della precisa volontà di eliminare per via giudiziaria un avversario politico che non si è riusciti ad eliminare nelle urne attraverso i mezzi della democrazia», conclude.

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