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Questo articolo è stato pubblicato il 02 gennaio 2014 alle ore 06:46.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:34.

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Sergio Marchionne e John Elkann (Ansa)Sergio Marchionne e John Elkann (Ansa)

Accordo fatto tra Fiat e Uaw per acquistare il 41,46% di Chrysler in mano al sindacato americano: a quest'ultimo, secondo l'intesa raggiunta nei giorni scorsi e annunciata ieri sera dal Lingotto, andranno subito 3,650 miliardi di dollari, più altri 700 milioni spalmati in quattro rate di qui ai prossimi tre anni.

Come anticipato da Il Sole 24 Ore di sabato scorso, il round negoziale avviato prima di Natale si è rivelato dunque quello decisivo per chiudere una partita che ora consente a Fiat di salire al 100% di Chrysler, evitare la disputa in Tribunale con il Veba e le lungaggini connesse a un'Ipo della sua sola quota, ma al tempo stesso di gettare le basi per la tanto auspicata fusione, che consentirà – a quel punto sì – di portare sul mercato tutto il gruppo.

I dettagli del deal
Dal punto di vista del Veba, il fondo gestito dall'Uaw, la somma che potrà incassare alla fine dell'operazione è di 4,350 miliardi di dollari, una cifra inferiore ma comunque vicina ai 4,5 miliardi di cui si parlava nei giorni scorsi. Tuttavia, sono interessanti le modalità individuate dalle due parti per chiudere l'intesa, con il closing fissato al 20 gennaio prossimo: il primo step sarà l'erogazione di un dividendo straordinario da 1,9 miliardi di dollari da parte di Chrysler, che sarà interamente incassato dal Veba (che si vedrà girata anche la quota spettante a Fiat); successivamente, Fiat verserà agli americani un altro assegno da 1,750 miliardi di dollari, che fissa così il prezzo della vendita a 3,650 miliardi.

Successivamente, in base a un memorandum firmato da Chrysler e Uaw, al sindacato americano andranno altri 700 milioni in quattro rate paritetiche da 175 milioni di dollari, la prima delle quali sarà pagata al closing e le altre allo scadere dei tre anniversari. Una somma, questa, a fronte della quale «la Uaw assumerà alcuni impegni finalizzati a sostenere le attività industriali di Chrysler e l'ulteriore implementazione dell'alleanza Fiat-Chrysler – si legge nella nota – tra cui l'impegno ad adoperarsi e collaborare affinché prosegua l'implementazione dei programmi di world class manufacturing e a contribuire attivamente al raggiungimento del piano industriale di lungo termine del gruppo».

L'esborso di Fiat
Grande soddisfazione da parte del Lingotto. Per il traguardo in sé, ovviamente, ma anche per le condizioni spuntate al tavolo della trattativa: in particolare, a Torino si plaude ai "soli" 1.750 miliardi che dovrà sborsare Fiat (il resto, di fatto, sarà pagato da Chrysler), una somma decisamente inferiore alle attese e che soprattutto scongiura un aumento di capitale da parte del gruppo, come sottolineato nella nota di ieri.

I commenti
«Aspetto questo giorno sin dal primo momento, sin da quando nel 2009 siamo stati scelti per contribuire alla ricostruzione di Chrysler», ha commentato John Elkann, Presidente di Fiat. «Il lavoro, l'impegno e i risultati raggiunti da Chrysler negli ultimi quattro anni e mezzo sono qualcosa di eccezionale e colgo questa opportunità per dare formalmente il benvenuto a tutte le persone di Chrysler nella nuova realtà frutto dell'integrazione di Fiat e Chrysler», ha aggiunto.

«Nella vita di ogni grande organizzazione e delle sue persone ci sono momenti importanti, che finiscono nei libri di storia. L'accordo appena raggiunto è senza dubbio uno di questi momenti per Fiat e per Chrysler – ha commentato invece Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, ma anche presidente e ad Chrysler». «Sarò per sempre grato al team di leadership per il sostegno e per il loro incessante impegno nel realizzare il progetto di integrazione che oggi assume la sua forma definitiva – ha aggiunto –: questa struttura unitaria ci permetterà di realizzare pienamente la nostra visione di creare un costruttore di auto globale con un bagaglio di esperienze, punti di vista e competenze unico al mondo, un gruppo solido e aperto che garantirà alle sue persone un ambiente di lavoro stimolante e gratificante».

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