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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2014 alle ore 12:49.
L'ultima modifica è del 12 febbraio 2014 alle ore 16:25.

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L'obiettivo è renderlo operativo entro fine marzo: un visto lampo che ambasciate e consolati italiani devono rilasciare nel giro di pochi giorni a chiunque voglia venire in Italia a investire in start up. Perché il nostro Paese, fino a poco tempo fa terra davvero inospitale per chi vuole fare innovazione, sta lentamente diventando più attraente: oltre al capitale umano unico – i nostri ricercatori spesso sottopagati sono tra i più apprezzati nei bandi europei - comincia ad entrare a regime il puzzle di misure, fatto di agevolazioni e semplificazioni, messe in pista con il decreto sviluppo del Governo Monti.

Il visto previsto nel decreto «Destinazione Italia»
È il decreto Destinazione Italia, che ieri ha incassato il via libera dalla Camera, a prevedere l'individuazione di «forme di agevolazione nella trattazione delle domande di visto di ingresso e di permesso di soggiorno connesse con start-up innovative, con iniziative d'investimento, di formazione avanzata, di ricerca o di mecenatismo, da realizzare anche in partenariato con imprese, università, enti di ricerca ed altri soggetti pubblici o privati italiani». Un dossier, questo, su cui stanno già lavorando Farnesina, Sviluppo economico insieme al Viminale. «Al massimo entro fine marzo dovremo aver messo a punto una procedura snella e fast track che consenta di avere il visto in pochi giorni dopo aver avuto l'ok sul business plan e aver dimostrato di avere una somma minima per poterlo realizzare», spiega Alessandro Fusacchia, consigliere economico del ministro Emma Bonino e in passato a capo della task force sulle start up creata dall'ex ministro Passera.

La procedure e le condizioni per investire in Italia
Gli stranieri che vorranno venire a investire in Italia dovranno, prima di ricevere il visto (che durerà alcuni mesi prima di accedere poi al permesso di soggiorno) dimostrare di possedere alcuni requisiti da documentare. Innanzitutto dovranno comprovare - attraverso lettere di attestazione di banche, di venture capital o di altri investitori compresi i portali di crowdfunding -la disponibilità di una somma minima da investire (la soglia è ancora allo studio: si parla di qualche decina di migliaia di euro). In più dovrà essere presentato il progetto di start up che si intende sviluppare in Italia. Documenti questi che «saranno vagliati rapidamente da una filiera istituzionale su cui stiamo lavorando e che include innanzitutto lo Sviluppo economico - spiega Fusacchia - e che dovrà esaminare i documenti in tempi brevi». Una volta avuto l'ok su queste due condizioni ambasciate e consolati potranno rilasciare il visto in pochi giorni.

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