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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2014 alle ore 17:16.

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MARTON (M5S). Bravo!

RENZI, presidente del Consiglio dei ministri. Su come il mondo fuori dall'Italia stia cambiando e come paradossalmente questo mondo riduca lo spazio dell'Europa, riduca il margine di potere che l'Europa ha. Non vi tedierò su questo, ma penso di avere il dovere di dire al Senato della Repubblica che se vogliamo immaginare che il semestre europeo sia una cosa seria noi dobbiamo raccontare, spiegare, pensare che tipo di Europa immaginiamo nella cornice internazionale che sta mutando. Non possiamo immaginare che il semestre europeo sia semplicemente l'occasione per fare le nomine per le nuove istituzioni. (Commenti dal Gruppo M5S). Abbiamo bisogno di raccontare che cosa significhi l'Europa nel mondo che cambia.

DIVINA (LN-Aut). Ce lo vuole raccontare?

RENZI, presidente del Consiglio dei ministri. Questo è il punto centrale del semestre europeo, e non saremo credibili se non riusciremo ad arrivare al semestre europeo avendo sistemato ciò che dobbiamo sistemare noi. Capisco che in quest'Aula, come alla Camera, come nell'opinione pubblica, ci sia la facile tendenza a considerare l'Europa la madre dei nostri problemi. Vorrei dire non soltanto che per me e per il Governo che ho l'onore di presiedere non è così, ma che nella tradizione europea-europeista sta la parte migliore dell'Italia (Applausi dai Gruppi PD e PI), che nella tradizione europea-europeista, nei valori di libertà e democrazia sta la certezza che l'Italia ha un futuro e non soltanto un passato. E quando penso a quell'uomo che in un'isoletta immaginava gli Stati Uniti d'Europa mentre infuriava il conflitto (Applausi dai Gruppi PD e PI), quando penso a quell'uomo che, in un momento di difficoltà per il nostro Continente e di confronto fratricida, riusciva a intuire, a immaginare, in qualche modo a profetizzare in modo laico una visione degli Stati Uniti d'Europa, mi sento orgoglioso di essere appartenete alla storia italiana.

Il punto è che mettere a posto le cose di casa nostra non deriva da un obbligo europeo: non è la signora Merkel o il governatore Draghi a chiedere di essere seri con il nostro debito pubblico: è il rispetto che dobbiamo ai nostri figli, alle generazioni che verranno (Applausi dai Gruppi PD, PI e NCD); è il rispetto che dobbiamo alle persone che verranno dopo di noi che ci impone di guardare ai conti pubblici in modo diverso da come è stato fatto da chi ha scialacquato nel corso degli ultimi decenni. Questo è il punto centrale. E se noi siamo in condizione di arrivare al 1° luglio avendo affrontato i temi costituzionali, istituzionali, elettorali, di lavoro, di fisco, di pubblico impiego, di giustizia e impostato un diverso atteggiamento verso la scuola, propongo a questo Senato e alla Camera dei deputati di essere in grado di vivere il semestre europeo come l'occasione in cui guidare le istituzioni dell'Europa per sei mesi studiando una proposta affinché nei prossimi vent'anni potremo guidare l'Europa politicamente, in un percorso che riguarda i nostri figli e che è uno dei punti centrali della credibilità delle istituzioni.

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