Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2014 alle ore 17:16.

My24
(Ansa)(Ansa)

PRESIDENTE. Ci sarà modo di esprimere il proprio dissenso durante la discussione. Lasciate parlare.

RENZI, presidente del Consiglio dei ministri. Spero che il Presidente del Senato mi consenta di formulare questo invito ai senatori del mio partito: ricordiamoci sempre che svolgiamo una funzione sociale, tesa a recuperare le difficoltà che stanno incontrando in questo momento i senatori e le senatrici del Gruppo del Movimento 5 Stelle nei confronti della propria base e dell'opinione pubblica che li sostiene. (Applausi dal Gruppo PD e dei senatori Susta e Merloni). Non è facile stare in un partito in cui c'è un capo che dice: «Io non sono democratico». Quindi, vogliamogli bene anche se loro non ne vogliono a noi. (Applausi dal Gruppo PD. Commenti dal Gruppo M5S). Io non ho fretta. Vado avanti.

LEZZI (M5S). Paura, Renzi? Ha paura? (Applausi dal Gruppo M5S).

PRESIDENTE. Per favore, senatori.

RENZI, presidente del Consiglio dei ministri. Parlavo degli insegnanti. (Commenti della senatrice Lezzi). Qual è la priorità che questo Paese ha nei confronti degli insegnanti? Sicuramente lo sa il Ministro dell'istruzione pubblica e dell'università: coinvolgere dal basso in ogni processo di riforma gli operatori della scuola. Non c'è dubbio. Ma c'è una priorità a monte: recuperare quella fiducia, quella credibilità, recuperare quella dimensione per cui se qui si fanno le cose, allora nelle scuole si può tornare a credere che l'educazione sia davvero il motore dello sviluppo. Ci sono fior di studi di economisti che dimostrano come un territorio che investe in capitale umano, in educazione, in istruzione pubblica è un territorio più forte rispetto agli altri.

Da Presidente del Consiglio io entrerò nelle scuole, una volta ottenuta - se così sarà - la fiducia dal Senato e dalla Camera. Mercoledì mattina, come faccio tutte le settimane, mi recherò in una scuola (la prima sarà un istituto di Treviso, perché ho scelto di partire dal Nord-Est, mentre la settimana prossima andrò in una scuola del Sud), e lo farò perché penso che sia fondamentale che il Governo non stia soltanto a Roma, e quindi mi recherò nelle scuole, come facevo da sindaco, per dare un segnale simbolico, se volete persino banale, per dimostrare che da lì riparte un Paese. Dalla capacità di educare, di tirare via, di tirare fuori (nel senso latino del termine) nasce la credibilità di un Paese, ma per farlo c'è bisogno della capacità di garantire una concretezza amministrativa.

Con quale credibilità possiamo dire questo se continuiamo a tenere gli investimenti nell'edilizia scolastica bloccati da un Patto di stabilità interno che almeno su questa parte va cambiato subito? Come si può pensare che il Comune, la Provincia abbiano competenza sull'edilizia scolastica senza però avere la possibilità di spendere soldi che sono lì bloccati perché esistono norme che si preoccupano della stabilità burocratica ma non si rendono conto della stabilità delle aule in cui vanno a studiare i nostri figli? (Applausi dai Gruppi PD, Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE, PI e SCpI). Come è possibile che non ci sia chiarezza su questo aspetto?

Domani scriverò una lettera ai miei colleghi sindaci, oltre 8.000, per chiedere a tutti loro e ai Presidenti delle Province sopravvissuti (Commenti dal Gruppo LN-Aut) di fare il punto della situazione sull'edilizia scolastica, seguendo un bellissimo ragionamento del senatore Renzo Piano. Non so chi di voi ha avuto modo di conoscere le parole, a mio giudizio straordinarie, che Renzo Piano ha pronunciato pochi giorni fa in un'intervista. Piano ha invitato a rammendare i nostri territori, a rammendare le periferie. Credo sia un'espressione molto bella, che dà il senso di ciò di cui abbiamo bisogno. Noi abbiamo bisogno di intervenire nell'edilizia scolastica dal 15 giugno al 15 settembre, con un programma straordinario - dell'ordine di qualche miliardo di euro, e non di qualche decina di milioni - da attuare sui singoli territori, partendo dalle richieste dei sindaci e intervenendo in modo concreto e puntuale. Ma come? Di fronte alla crisi economica parti dalle scuole? Sì: di fronte alla crisi economica non puoi non partire dalle scuole. Di fronte alla crisi economica partire dalle scuole significa partire, innanzitutto, da una tregua educativa con le famiglie e da un intervento nell'edilizia e nella infrastrutturazione scolastica su cui, nelle prossime settimane, vedrete concreti risultati.

È chiaro che il tema della scuola è parziale rispetto al grande tema dell'educazione. Si inizia con gli asili nido. Gli Obiettivi di Lisbona vedono oggi un Paese drammaticamente diviso in due, tra una parte dell'Italia che ha già raggiunto quegli obiettivi (con alcune città che stanno sopra il 40 per cento) e una parte dell'Italia che veleggia su percentuali drammatiche. Alcune non arrivano neanche a doppia cifra: mi riferisco al numero dei bambini che frequentano gli asili nido. Non è un tema da addetti ai lavori. È il tema vero nella vita di tutti i giorni. (Applausi dal Gruppo PD). È il tema che si collega non necessariamente, ma parzialmente, al fatto che abbiamo la condizione di disoccupazione femminile più alta d'Europa. Ed è inaccettabile in una cornice come quella in cui stiamo vivendo. (Applausi dai Gruppi PD, SCpI e Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). È un tema che si collega al fatto che un bambino che non frequenta l'asilo nido ha un'occasione in meno rispetto a un suo coetaneo di un altro Paese.

Shopping24

Dai nostri archivi