Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2014 alle ore 17:16.

My24
(Ansa)(Ansa)

Quanto all'accordo sulla legge elettorale - il cosiddetto Italicum -, comprendiamo l'esigenza di valorizzare il fatto che una legge elettorale che consenta il ballottaggio sia ovviamente impostata sulla presenza di una sola Camera. Contemporaneamente, sappiamo perfettamente che l'Italicum è pronto per essere discusso alla Camera. E noi, da questo punto di vista, consideriamo l'Italicum non soltanto una priorità, ma una prima parziale risposta all'esigenza di evitare che la politica perda ulteriormente la faccia. Mi spiego: con quale credibilità possiamo dire che è urgente intervenire sulla legge elettorale e poi perdere l'occasione del contingentamento che abbiamo trovato? Certo, noi affermiamo che politicamente esiste un nesso netto tra l'accordo sulla legge elettorale, la riforma del Senato e la riforma del Titolo V: sono tre parti della stessa faccia.Però vorrei dire due cose su questo. Mi rivolgo al gruppo delle opposizioni, e in particolar modo alle opposizioni che hanno accettato di stare nel dibattito sulle riforme costituzionali e che non fanno parte però della maggioranza di Governo. Noi abbiamo un tema aperto, e ne abbiamo parlato durante le consultazioni con il senatore Romani, che è quello del superamento delle Province. Il disegno di legge Delrio è oggi nelle condizioni di poter impedire che il 25 maggio si voti per le Province.

C'è un'opposizione dura anche in quest'Aula, immagino; c'è stata alla Camera, dove si è saldata un'opposizione, per certi aspetti persino una forma di ostruzionismo, tra Forza Italia e il Movimento 5 Stelle. Noi invitiamo a riflettere su una possibile soluzione semplice, evidente, alla portata di tutti noi. Nel rispetto delle diverse posizioni chiudiamo il disegno di legge Delrio e impediamo di votare il 25 maggio per le Province, ma nella discussione sul Titolo V riapriamo fra di noi la discussione su cosa debbono essere le Province. Mi pare un punto equilibrato, perché dimostra che noi sul tema delle Province non possiamo perdere il passaggio che è aperto davanti a noi. Volete davvero rivotare il 25 maggio per 46 istituzioni provinciali? Chi si assume la responsabilità di dire che questo non è un costo e, soprattutto, non è una perdita di opportunità? Vogliamo tornare all'ennesimo TAR che interviene giudicando illegittima l'una o l'altra misura? Esiste lo spazio per chiudere questo passaggio in modo rapido.

Il secondo punto sulle riforme è il seguente. Noi vogliamo sfidare il Parlamento; non consideriamo il Parlamento un inutile orpello. Noi siamo pronti a recuperare, nell'ambito di una cornice condivisa, tutti i miglioramenti possibili. Noi non abbiamo l'idea di venire a dettare la linea e di aspettare che rapidamente si esegua nelle Aule parlamentari. Ma stiamo scherzando? Però, vi chiediamo di farvi carico, insieme a noi, del fatto che i tempi non sono più una variabile indipendente; e che se non iniziamo dalle riforme istituzionali e costituzionali e poi interveniamo nel pacchetto di riforme che vi ho esposto nel corso dell'intervento, noi perdiamo la possibilità di essere considerati credibili non tanto dai nostri partner europei, ma anche e soprattutto dai nostri concittadini.

Vado alla conclusione. Esistono numerosi provvedimenti, di cui abbiamo discusso in fase di consultazione, che non sono rientrati nell'ambito di questa relazione programmatica, per scelta. Mi piacerebbe raccontarvi quanto intendiamo investire sulla cultura come elemento identitario. So che c'è una parte tra voi, onorevoli senatori e gentili senatrici, che ritiene che la parola «identità» sia in qualche misura il baluardo contro la parola «integrazione». Non è così. Io credo che l'identità sia la base per l'integrazione. Il contrario di integrazione non è identità: è disintegrazione. Un Paese che non si integra non ha futuro. Ecco perché, a fronte di un dibattito culturale che ha visto i diritti divenire oggetto di scontro (al punto che ciascuno di noi ha portato la propria bandierina in tutte le campagne elettorali sul tema dei diritti, a destra come a sinistra, ma poi non si è mai fatto niente), noi immaginiamo, con questo Governo e con il vostro aiuto, di trovare dei punti di sintesi reali, che permettano a quella bambina che ha dodici anni e che frequenta la quinta elementare...

BIGNAMI (M5S). La seconda media, semmai. (Commenti dal Gruppo M5S. Richiami del Presidente).

RENZI, presidente del Consiglio dei ministri. Quella bambina che è nata nella stessa città in cui è nata la sua compagna di banco, di avere la possibilità, dopo un ciclo scolastico, di essere considerata italiana, esattamente com'è la sua compagna di banco. (Applausi dai Gruppi PD, Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE, SCpI e PI). Ciascuno di noi ha una propria valutazione; se qualcuno di noi pensa che sarebbe giusto che quella bambina fosse considerata italiana al momento della nascita, ma altri tra di noi pensano che occorra almeno un ciclo scolastico, lo sforzo oggi non è affermare le proprie ragioni contro gli altri, ma trovare il punto di sintesi possibile, così come sui diritti civili. Oggi una mia amica mi ha scritto: «Se devi approvare una forma di unioni civili che non sia quella che vogliamo noi, allora non approvarla». No, non è così: sui diritti si fa lo sforzo di ascoltarsi, di trovare un punto di sintesi. Questo è un cambio di metodo profondo. (Applausi dai Gruppi PD, Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE, SCpI e PI).

Sui diritti si fa lo sforzo di trovare un compromesso anche quando questo compromesso non ci soddisfa del tutto. Ci ascolteremo reciprocamente, ma la credibilità su questo tema sarà il punto di caduta di un'intesa possibile, che già è stata costruita nel corso di questi giorni. Lo vedremo. Sostenere, però, che l'identità è il contrario dell'integrazione significa fare a pugni con la realtà, significa prendere a botte il niente. Vorrei che ci mostrassimo reciprocamente le facce dei nostri ragazzi quando vanno in uno degli eventi che organizzano gli enti territoriali o a visitare un museo di notte, quando si rendono conto, cioè, che la cultura è qualcosa con cui si mangia, ossia qualcosa di cui si nutre l'anima. Quando dico che si mangia con la cultura dico che, allora, bisogna anche avere il coraggio di aprirsi agli investimenti privati nella cultura. (Applausi dai Gruppi PD, FI-PdL XVII, NCD e Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Se si dice che è sbagliata la frase che con la cultura non si mangia, bisogna anche avere il coraggio di dire che la cultura deve aprirsi al coinvolgimento degli investimenti privati e creare posti di lavoro. Vorrei, però, mostrare a me stesso e a voi le facce e i volti di chi, in questi anni, ha avuto modo, ad esempio, di vedere un museo di notte, ha avuto modo di farsi interrogare da un'opera d'arte, ha avuto modo di provare ad ascoltare la bellezza della musica, non soltanto nelle scuole - dove va portata o riportata in modo diverso - ma anche nella quotidianità.

Shopping24

Dai nostri archivi