Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2014 alle ore 20:50.
L'ultima modifica è del 04 aprile 2014 alle ore 11:02.

My24

Le app, i software per gadget "mobili", rivoluzionano la colossale economia globale dei servizi e adesso provano a conquistare anche le borse transatlantiche. È sbarcata oggi al London Stock Exchange la società di takeaway online Just Eat, che consegna piatti e pasti ordinati a una rete di ristoranti attraverso Web e soprattutto smartphone, dando vita alla maggior Ipo tecnologica all'Lse negli ultimi otto anni.

La società, che opera in 13 Paesi (fra cui l'Italia, Regno Unito maggior mercato), è la prima a essere quotata sullo speciale segmento della borsa britannica dedicato ai gruppi ad alto tasso di crescita. È stata valutata 1,47 miliardi di sterline, vale a dire 2,44 miliardi di dollari. Il massimo della forchetta ipotizzata e pari a 100 gli utili operativi e 15 volte le vendite. L'offerta riguarda il 24,6% delle azioni ordinarie della società. Al debutto è inizialmente salita del 10% per poi chiudere con un +8,9%. Una buona partenza, non un grande exploit come ci si sarebbe potuto aspettare. Quasi un sintomo del dilemma del mercato, preso tra sogni di gloria e paura di eccessi speculativi, concorrenza spietata e aziende che diventino fugaci meteore.

Non è affatto uno sbarco isolato, però, quello messo in tavola da Just Eat: l'appetito, è il caso di dirlo, agli investitori spesso vien mangiando. Il concorrente americano GrubHub, per non essere da meno, sta a sua volta preparando il lancio, nel suo caso a Wall Street, con una valutazione non molto diversa, circa due miliardi. GrubHub vanta una miglior rapporto entrate/utente del rivale, pari a 40 dollari contro le 16 sterline.

Ha inoltre clienti aziendali e servizi di catering, anche se Just Eat sta studiando nuove espansioni dei servizi, in particolare per i piccoli ristoranti ai quali potrebbe offrire una piattaforma multi-uso, dall'analisi di dati sul business alla gestione di personale e stipendi. I due protagonisti si contendono già un mercato internazionale del takeaway food piuttosto prezioso: viene stimato in almeno 93 miliardi di dollari e che dovrebbe raggiungere i 104 miliardi nel 2017.

Ma le società online continuano a proliferare nei comparti più diversi dei servizi, promettendo in futuro nuove sorprese. Fa testo del fermento, nei trasporti, la storia di Uber, la società di San Francisco che dal 2009 offre software per smartphone e tablet con cui chiamare taxi online in decine di citta' al mondo nonostante le polemiche e i ricorsi dei protagonisti tradizionali. Lo stesso amministratore delegato di Just Eat, David Buttress, ha definito la sua azienda la "WhatsApp del takeaway", paragonandola al colosso della messaggistica appena comprato da Facebook per ben 19 miliardi.

Il parallelo è decisamente forzato, ma la marcia delle società "armate" di applicazioni per device da usare in mobilità su smartphone e tablet, che semplificano la vita ai consumatori, è innegabile. Le dimensioni di questa cosiddetta App-economy e la sua crescita futura sono diventate oggetto di grandi scommesse: c'è chi stima che presto varrà quanto la metà dell'intero mercato dei cellulari e che abbia già creato, nei soli Stati Uniti, mezzo milione di posti di lavoro.

Just Eat, nata in Danimarca nel 2001 e trasferitasi a Londra cinque anni or sono, è oggi un esempio calzante della continua comparsa di protagonisti e delle aspettative e dei dibattiti che generano. È famosa per lo spot tv in cui chef con uno strano accento italiano invitano a buttare i libri di cucina attraverso il messaggio «Don't Cook, Just Eat» - ovvero «Non cucinare, mangia e basta» - ma gli scettici la giudicano come un semplice retailer online. Per adesso, tuttavia, ha ampliato la sua presenza a 13 paesi europei ma non solo, dal Canada alla Spagna, con un network di oltre 36.000 ristoranti. È in attivo, con profitti saliti del 70% a 30,2 milioni di sterline e un fatturato cresciuto del 57% a 80,4 milioni l'anno scorso.

Opera con un modello di business imperniato su terminali comprati dai ristoranti per 699 sterline l'uno, grazie ai quali vengono gestiti gli ordini. I locali pagano per la registrazione alla piattaforma e Just Eat intasca una commissione del 10-12% su ciascun ordine. Un quarto dei visitatori al sito e all'app finisce per ordinare cibo da consegnare. E il tasso di fedeltà è elevato: metà dei clienti tornano a ordinare dopo la prima volta, per una media di 10 ordini l'anno. Metà degli ordini, naturalmente, arriva dall'app per gadget mobili, nuova frontiera di Internet anche se sull'effettiva redditività e sulla tenuta futura non mancano le incognite. Testimoniate anche dall'accoglienza tiepida di oggi.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi