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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2014 alle ore 12:01.
L'ultima modifica è del 06 maggio 2014 alle ore 13:57.
I segni dell'antico splendore sono evidenti. È sufficiente passeggiare tra i bei palazzi di fine 800 e inizi 900 delle Allées Paul Riquet, gli "Champs Elysées" di Béziers. Farsi un giro alle Halles o percorrere le stradine del centro storico, dove qui e là fanno ancora capolino le insegne - oggi quasi cancellate dal tempo - di negozi prestigiosi. E infatti questa cittadina di 71mila abitanti a metà strada tra Monpellier e Narbonne era ricca. Ricchissima. Come testimoniano anche le vecchie foto in bianco e nero appese alle pareti del Café de la Comédie, uno dei pochi locali sopravvissuti (male) al disastro.
Nei primi anni del secolo scorso c'erano nove teatri privati, ora scomparsi. E l'arena non era stata costruita per le corride ma per l'opera lirica, quando qualcuno si spingeva a chiamarla "la Bayreuth francese".
I soldi arrivavano dalla produzione e dal commercio di vino. «Un buon raccolto, un castello», si diceva. E di castelli, spesso imitazioni di quelli della Loira, i grandi proprietari terrieri qui ne hanno costruiti una sessantina.
Rentiers più che imprenditori, convinti che le cose sarebbero sempre andate allo stesso modo, i latifondisti di Béziers non hanno visto arrivare il cambiamento. Non si sono resi conto che a un certo punto il mercato ha cominciato a chiedere meno vino e di maggior qualità. E sono stati travolti. Una crisi all'inizio strisciante e poi sempre più chiara, con un'accelerazione negli ultimi trent'anni. Aggravata dalle difficoltà incontrate dalla seconda attività della zona, la metallurgia.
I grandi proprietari immobiliari - gli stessi dei vigneti, che si erano appunto trasferiti nei loro castelli in campagna - hanno smesso di curare i palazzi del centro, che si è progressivamente impoverito. Con una radicale trasformazione sociale.
Oggi Béziers è la terza città più povera di Francia: il 33% degli abitanti guadagna meno di mille euro al mese. Il 60% delle persone che abitano nel centro storico è esentato dal pagamento dell'Irpef perché al di sotto della soglia di reddito. I bei palazzi cadono a pezzi. Ovunque sono affissi cartelli "vendesi" e "affittasi". In alcune zone le saracinesche abbassate sono più numerose dei negozi aperti. Ci sono più venditori di kebab che caffè e brasserie. «Sembra di essere nel Maghreb», commentano Eraldo e Gabriel, due amici cinquantenni. La squadra di rugby è una delle tante cartine di tornasole di questa involuzione: undici volte campione di Francia (tra il 1961 e il 1984), oggi è in promozione.
Ecco, a grandi linee, la fotografia della città che meno di un mese fa ha eletto sindaco (con il 47% dei voti in un ballottaggio a tre e un tasso di partecipazione superiore di cinque punti alla media nazionale) Robert Ménard, alla testa di una lista civica di cui faceva parte il Front National di Marine Le Pen, insieme a partiti minori della destra populista.
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