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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2014 alle ore 13:57.
Il rischio di un Paese ingovernabile
Il lento ma continuo declino del bipolarismo potrebbe portare la Spagna - come già accaduto, con vicende diverse ma anche con molti aspetti comuni, in Italia e in Portogallo - a uno stallo nel quale il Parlamento non riesca più a esprimere una maggioranza in grado di governare il Paese con stabilità e continuità. Un rischio da evitare per un Paese con un debito pubblico vicino al 100% del Pil e che, sommando anche le imprese e le famiglie, ogni anno deve rifinanziare circa 300 miliardi di euro di debito: con tutte le conseguenze che una tale esposizione potrebbe avere se si verificassero nuove tensioni sui mercati finanziari.
Il Partito popolare dovrebbe confermarsi come prima forza in queste elezioni europee. Mentre per i socialisti dovrebbe riproporsi il ruolo di secondo, incapace di attaccare la posizione del governo Rajoy, nonostante le difficoltà economiche degli ultimi anni. O forse proprio a causa di queste, per le quali le responsabilità del governo di José Luis Zapatero, in carica fino al 2011, sono riconosciute ed evidenti. Per le altre forze i sondaggi prevedono ancora una posizione di scarso rilievo, seppure in crescita.
Perché il bipartitismo resiste
Perché il bipartitismo resisteSecondo gli esperti esiste in Spagna una resistenza ad abbandonare il bipartitismo che trova giustificazione nella storia del Paese. La divisione interna e la frammentazione dei partiti è accostata alla sanguinosa guerra civile degli Anni 30 e ai giorni di tensione del golpe fallito nel 1981. Mentre è con popolari e socialisti che si è realizzata la transizione democratica dopo la dittatura franchista. «Abbiamo imparato dal passato, dalla nostra storia politica, quanto sia importante avere dei partiti con una base elettorale molto ampia. Tutto il resto è sempre andato a finire male», dice l'ex premier conservatore José Maria Aznar.
«I popolari saranno soddisfatti di prevalere anche con un solo voto di scarto. I socialisti secondo i sondaggi sono in svantaggio e non si capisce quando potranno mai vincere se non ce la faranno in queste circostanze, visto che gli indicatori economici da qui in avanti sono previsti in miglioramento», spiega José Ignacio Torreblanca, dello European Council on Foreign Relations. Ma i partiti alternativi non sfondano. E anche dopo anni di austerity il sentimento antieuropeo è davvero marginale. «Sembra che, non importa quanto siano arrabbiati, gli elettori spagnoli - dice ancora Torreblanca - preferiranno astenersi piuttosto che votare in un modo che possa portare alla distruzione del sistema bipartitico attuale».
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