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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2014 alle ore 13:33.
L'ultima modifica è del 23 maggio 2014 alle ore 17:13.

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Visto dall'Italia, il voto per le Europee del 25 maggio rappresenta senza dubbio un referendum su Bruxelles e le politiche Ue, soprattutto sul fronte austerity e vincoli di bilancio. Ma le urne saranno anche il banco di prova degli equilibri politici nazionali, dove si fronteggiano per consistenza tra blocchi di riferimento: il Pd, guidato dal premier Matteo Renzi, Forza Italia, con la leadership di Silvio Berlusconi, e il M5S di Beppe Grillo.

Riflessi italiani del voto per Bruxelles
Dalla partita delle urne dovrebbe uscire qualche indicazione chiara sul seguito di questi tre partiti-movimenti, e di conseguenza sulla stagione delle riforme avviate da palazzo Chigi. Allargando lo sguardo, il voto si rifletterà inevitabilmente anche su Ncd e Scelta Civica, alleati di governo del Pd, e sui partiti di opposizione alternativi ai grillini: FdI, Lega, l'Altra Europa con Tsipras. In questo scenario, cerchiamo di individuare gli elementi di maggiore convergenza dei vari programmi elettorali, rimasti sullo sfondo di una campagna elettorale dominata dalle polemiche interne.

I tre temi principali dei programmi elettorali
Volendo semplificare, si può dire che la recente campagna elettorale si è polarizzata su tre temi maggiori, in linea con i problemi più sentiti dai cittadini stremati dalla recessione e dalle emergenze degli ultimi mesi (o anni). Parliamo quindi di opportunità e difetti (soprattutto) connessi all'euro; delle delle politiche di austerity e dei vincoli del Fiscal compact; del nodo immigrazione. Vediamo da vicino punti di contratto e differenze.

Euro, moneta unica che divide
L'adesione o meno alla moneta unica europea è un po' il tema centrale dell'ultima campagna elettorale: perché, nel bene o nel male, tutti conoscono l'euro e hanno potuto "fare i conti" con vantaggi e svantaggi. Senza dimenticare che l'euro è diventato il capro espiatorio della crisi economica che si trascina ormai dal 2008.

Tra chi difende a spada tratta l'euro, senza se e senza ma, si schiera il Pd, mentre chiedono la sua abolizione o il suo abbandono da parte dell'Italia, pur con sfumature diverse, la Lega, che chiede di introdurre una nuova moneta nazionale per far riacquistare competitività alla nostra economia, e Fratelli d'Italia, che sollecita uno scioglimento concordato e controllato dell'Eurozona. Il M5S «non dice no a priori alla moneta unica», ma vuole che sia il popolo italiano a decidere del suo futuro, tramite referendum. Lo slogan di Berlusconi è intermedio tra il si e il no: «Euro sì, ma a certe ben precise condizioni». Per esempio, un nuovo ruolo della Bce. Un po' la stessa posizione del Nuovo Centrodestra, che chiede per la Banca centrale europea le stesse prerogative e gli stessi poteri che hanno le altre grandi banche centrali del mondo, così da difendere meglio l'Euro. La Lista Tsipras chiede invece di indire una Conferenza del Debito Europeo, che permetta di un taglio dei debiti dei singoli Stati».

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