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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2014 alle ore 10:11.
L'ultima modifica è del 09 giugno 2014 alle ore 14:27.
Per l'Italia con la Polonia fu quasi una passerella verso Madrid: dopo aver battuto in sequenza Argentina e Brasile la strada era segnata. Doppietta di Rossi e Polonia spedita alla finalina di consolazione.
Quindi di nuovo Italia-Germania, con i tedeschi smaniosi di vendicare la partita dell'Atzeca. A complicare le cose per Bearzot era arrivato l'infortunio di Antognoni, che aveva costretto il Ct a trovare un'alternativa a tempo di record. Dentro Beppe Bergomi, un ragazzino di 18 anni che portava i baffi solo per sembrare più vecchio: «lo zio», lo avevano soprannominato, e avrebbe dovuto prendersi cura di Rummenigge. Poi, visto che quando qualcosa deve andare storto ci va fino in fondo, ecco l'infortunio a Graziani dopo soli sette minuti (dentro Altobelli) e quel maledetto rigore sbagliato da Cabrini facendo sfilare la palla sulla destra della porta tedesca. Tutto si sarebbe deciso nella ripresa.
Il gol di Rossi, il sesto in tre partite, gli fruttò il titolo di capocannoniere del Mondiale. Quello di Tardelli, per il 2-0, diede vita a un'esultanza memorabile con quella pazza corsa a pugni stretti e l'urlo «Gooooool» che sembrava non finire mai. Quello di Altobelli, a sigillo dell'impresa, come abbiamo detto fece alzare dalla poltroncina il Presidente Pertini, con uno spontaneo «non ci prendono più». Il rigore di Breitner fu solo un piccolo incidente di percorso, chiuso senza preoccupazione a sette minuti dal fischio del brasiliano Coelho mentre Nando Martellini, in telecronaca, esultava con quel «campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo» che ha segnato un'intera generazione.
Tutto, di quel Mondiale, è entrato nella storia. Dalle polemiche prima della partenza alla partita di scopone con il Presidente della Repubblica, che in aereo rientrava in Italia insieme alla squadra. Solo qualche tempo dopo Pertini avrebbe ammesso che, nella sfida a quattro con Bearzot, Causio e Zoff, a sbagliare era stato proprio lui.
Per tutte queste cose insieme, e non se la prendano i campioni del 2006, la squadra dell'82 è rimasta nella leggenda. Non sono solo i campioni dell'82, sono i campioni di sempre. Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea, Bergomi, Tardelli, Conti, Graziani e Rossi. E poi ancora Antognoni, Altobelli, Causio, Marini, Dossena, Bordon, Selvaggi, Galli, Massaro, Vierchwood e Baresi. Con il loro straordinario Ct, Enzo Bearzot, che ancora oggi è il commissario tecnico con il maggior numero di partite nella storia della Nazionale: 104 panchine e il Mondiale più bello.
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