Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2014 alle ore 08:53.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 09:10.

My24
(Lapresse)(Lapresse)

Io non ci credo più di tanto, ma i brasiliani amano oltre misura misurarsi con la cabala. Ogni cosa accaduta nel passato può ripetersi, soprattutto se ci sono alcuni indizi a confermare che la Storia sta ripercorrendo gli stessi amari sentieri intrapresi anni prima. Così i brasiliani avevano storto il naso vedendo che nel girone iniziale del Mondiale avrebbero trovato il Messico: lo stesso Messico che, insieme a Svizzera e Jugoslavia, componeva con i padroni di casa il girone iniziale nell'edizione del 1950.

Da ieri la Torcida ha una preoccupazione in più: proprio come nel 1950, anno infausto della luttuosa sconfitta in casa contro l'Uruguay, il Brasile ha pareggiato la seconda partita del girone. Allora contro la Svizzera, questa volta contro il Messico. Dalle parti di Rio corrono brividi di freddo.

Allora il Brasile non si preoccupò, prendendo il pareggio cone un piccolo incidente di percorso sul cammino verso «o' triumpho». Invece la Svizzera aveva messo a nudo una falla che avrebbe causato l'affondamento della corazzata brasiliana proprio nel momento meno adatto: la finale. La Svizzera giocava con il catenaccio e non poteva essere diversamente visto che l'allenatore era Rapan, l'uomo che il termine catenaccio l'aveva inventato. In questo modo, quando il centravanti brasiliano arretrava, poteva sfruttare la presenza di un uomo in più in difesa mandandolo a seguirne le piste, lasciando comunque la porta protetta: le punte brasiliane venivano così spuntate. L'ala Fatton partì due volte in contropiede segnando i gol svizzeri per il 2-2 finale, dopo la partita il Ct verdeoro venne aggredito in quanto colpevole unico del mezzo disastro. Solo un giornalista ticinese, tra i molti presenti al Mondiale, capì che non si trattava di un caso ma di una precisa carenza tattica dei padroni di casa: si chiamava Armando Libotte. Qualche giorno dopo tutti gli avrebbero dato ragione.

Il Brasile di Scolari, anche se può sembrare paradossale credere davvero alla cabala, ha esattamente lo stesso problema: è costretto a bailare futbol, a distruggere l'avversario, a vincere sempre e comunque. Eppure quando viene contenuto e attaccatto con rapidi contropiede va in difficoltà, proprio come accadeva al suo antenato del 1950. Il Messico ha giocato esattamente come l'Uruguay di Ghiggia e Schiaffino: avrebbe potuto prendere gol, ma avrebbe anche potuto segnarne almeno un paio. La differenza tra oggi e allora è data dalla qualità dei giocatori: Ghiggia e Schiaffino, il Messico, non li ha.

Il Brasile ha anche confermato la sua propensione a consumare energie per imporre il proprio gioco, fatto di una pressione costante sull'avversario e di continui spostamenti degli uomini nelle diverse parti del campo. Confermo la mia opinione: anche se arriverà molto avanti ci arriverà stanco, sulla spinta del dovere di vincere a tutti i costi. Ma la fatica è una pessima compagna. La squadra di Scolari ha una difesa tutt'altro che granitica se messa sotto pressione, un centrocampo dove manca la qualità di quello italiano, tanto per fare un esempio a noi caro, un attacco molto dipendente da Neymar anche da un punto di vista psicologico: il Ct ha costruito il gioco per lasciare spazio all'uno contro uno del suo fuoriclasse, con il risultato che gli altri si sentono deresponsabilizzati. L'obiettivo, più che segnare, è far segnare Neymar. Anche questo potrebbe diventare un problema.

Cabala o non cabala le altre partite di ieri hanno messo in mostra il Belgio, vincitore in rimonta sull'Algeria e meno convincente rispetto alle previsioni della vigilia, oltre alla Russia di Capello che ha faticato più del dovuto per pareggiare con la Corea del Sud. Se le attese della vigilia troveranno conferma all'uscita dai gironi eliminatori nella parte alta del tabellone dovrebbero trovarsi Brasile, Germania e Francia, in quella bassa Italia, Olanda e Argentina. Ripeto quello scritto ieri: tre nazionali che consumano troppo contro tre, quelle nella parte bassa, che limitano gli sforzi.

P.S. Un lettore ieri ha ricordato che la Germania vinse il titolo in Italia nel 1990 dopo aver messo a segno goleade nel girone iniziale, e che parlare di « consumare troppo» serve solo a giustificare le vittorie strette dell'Italia. A parte il fatto che rivendico il fatto di non aver incensato l'Italia, anzi di aver ricordato i fischi all'indirizzo degli azzurri per la scarsa aggressività mostrata in campo, rispondo che nel 1990 si giocava in Italia e non in Brasile, dove il clima è completamente diverso. E aggiungo che di goleade, di fatto, per quella Germania ce ne fu una sola: quella nella partita iniziale contro la Jugoslavia, battuta per 4-1. Il 5-1 successivo, contro gli Emirati Arabi, non può essere considerata una partita vera vista l'inconsistenza degli avversari (che per la cronaca presero quattro pere dalla Jugoslavia e due, a zero, dalla Colombia). La terza gara dei tedeschi si concluse 1-1 con la Colombia, entrambi i gol furono segnati tra l'89esimo il 90esimo minuto. Le partite successive finirono 2-1 contro l'Olanda negli ottavi, 1-0 con la Cecoslovacchia ai quarti, 1-1 in semifinale con l'Inghilterra, poi eliminata ai rigori. Su come la Germania abbia vinto quel mondiale, 1-0 con un penalty all'84esimo dopo che un fallo identico non era stato sanzionato a favore degli argentini nell'azione precedente, lascio giudicare alla storia. Di certo non è stato vinto a suon di goleade.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.