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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2014 alle ore 22:22.
Marchisio 5
Al termine dell'incontro con gli inglesi aveva confessato che se fosse rimasto in campo qualche minuto di più sarebbe crollato per il gran caldo. Vale anche per lui il discorso fatto per Candreva. S'è imballato il motore e il suo contributo è calato. Mai nel vivo dell'azione e non si ricorda un suo tiro. Soffre decisamente la disposizione tattica del Costarica che chiude ogni varco e i suoi tiri da lontano restano un bel ricordo.
Cerci 6
E' l'unico che in un paio di circostanze salta l'avversario e offre una buona palla a Insigne che spreca. Con il senno di poi forse era meglio entrasse prima, vista la povertà di iniziative. Comunque dalla sua parte i difensori faticano anche se alla fine, costretto a rientrare sempre sul sinistro, viene domato.
Balotelli 5
Non ripete la bella prova fornita contro gli inglesi. Forse meriterebbe un mezzo punto in più per l'impegno mostrato nella lotta tra i giganti costaricani, ma quell'errore sullo stupendo lancio di Pirlo nel primo tempo, bissato poco dopo da un tiro addosso al portiere, gli fanno abbassare la media. Nella ripresa si perde con l'intera squadra e viene pure ammonito per un fallo di reazione. Nulla di grave, ma il giovanotto che ha più badanti di tutta Europa deve stare attento.
All. Prandelli 5
E' l'Italia che va, che non ha paura, che osa, si scriveva al termine dell'incontro con gli inglesi. Oggi era in campo un'altra Italia, impacciata e timorosa e soprattutto in debito d'ossigeno, alla faccia di tutte le mirabilie scientifiche che ci hanno raccontato per tenere i nostri prodi in forma. Alla fine del primo tempo si pensava fosse Costarica a crollare, invece sono stati proprio gli italiani.
Il mister ci ha provato con i cambi. Giusto quello di Thiago Motta a inizio ripresa, un po' tardi quelli di Candreva e Marchisio, giustificati forse dal rischio di non avere più pedine disponibili anzitempo.
Il bel gioco di Prandelli, fatto di circolazione di palla veloce e di lanci illuminanti, funziona solo se l'orchestra suona lo stesso spartito. Non ci sono mezze misure e se manca il fiato la squadra si spegne. Sono finiti i tempi del gioco di rimessa. L'Italia va in campo per vincere, ma senza energie si inabissa e finisce, come è accaduto, ben 11 volte in fuorigioco. Un'enormità.
Costarica
A questo punto parlare di sorpresa sarebbe offensivo per la formazione centroamericana, come se guardassimo il calcio con gli occhi dei conquistadores. Questa squadra gioca un bel calcio corale, palleggia con grande proprietà in ogni parte del campo, ha senso tattico e sa tenere la difesa molto alta. Merita il passaggio del turno che, alla luce dei due incontri sin qui disputati, non ha nulla di clamoroso. Se nel primo match aveva brillato la stella di Campbell, stasera è stato l'intero gruppo a offrire una grande prestazione, senza mai entrare in affanno e applicando assai bene la tattica del fuorigioco, tattica certo rischiosa e che richiede costante applicazione. Bene l'intero blocco della difesa, ma oggi più di Campbell occorre dire assai bene di Ruiz, autore dello splendido gol e di Bolanos. Ma è in mezzo che Costarica ha fatto la differenza con Borges e Tejeda.
La direzione dell'arbitro cileno Osses (5 1/2) lascia qualche perplessità. Dubbi sul rigore negato sul finire del primo tempo per il fallo di Chiellini e una tendenza a lasciare che i giocatori della Costarica perdessero tempo. Ma a ben vedere non ha inciso e sarebbe meschino cercare alibi inesistenti. I centramericani hanno vinto e con merito.
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