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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2014 alle ore 07:43.
L'ultima modifica è del 15 luglio 2014 alle ore 13:44.
È stato un bel Mondiale, con risultati in bilico fino alla fine, anche se da un punto di vista tecnico non mi è sembrato un torneo straordinario. La Germania ha vinto meritatamente più per quello che ha dimostrato nell'intero torneo che per come ha gestito la finale, nella quale è stata l'Argentina a rendersi più pericolosa. I palloni decisivi sono capitati sui piedi dei sudamericani che però li hanno colpevolmente sprecati. Poi sul filo di lana dei supplementari è arrivato il bellissimo gesto di Mario Goetze.
Mi è sembrata buona anche la direzione arbitrale di Nicola Rizzoli e della terna italiana. Le polemiche che infuriano sui media argentini le trovo fuori luogo. L'uscita di Neuer su Higuain è stata giudicata correttamente. Non c'era fallo, il portiere tedesco è andato dritto con il pugno sulla palla. Ma parliamo di un dettaglio ininfluente.
La nazionale di Joachim Löw è destinata a dettare legge. È un gruppo omogeneo di giocatori giovani e forti e ora più sicuri dei propri mezzi, da Hummels a Kroos, da Muller a Schurrle, con un portiere in questo momento imbattibile. Non è l'"innovatore" che sta trasformando il modo di stare in porta, perché periodicamente l'evoluzione del calcio ci propone portieri che interpretano il ruolo in maniera più "attiva". Neuer però stupisce per la completezza che ha saputo infondere al ruolo di n. 1.
A parte Neuer, sul podio del Mondiale brasiliano metterei il colombiano James Rodriguez e l'argentino Javier Mascherano che ha incarnato lo spirito dell'Albiceleste. Messi a cui è stato assegnato il premio di miglior giocatore ha disputato ottime partite nella prima fase, ma è venuto meno nel momento clou, forse schiacchiato dalla "sfida nella sfida" con Maradona. Così come è stato stritolato dal confronto con la propria storia il Brasile che non ha saputo, o voluto, riconoscere i propri limiti. Ultimo accenno all'Italia. Visto il panorama tecnico, con l'Olanda terza praticando un gioco difensivo anni '70, si doveva e poteva fare di più.
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