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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2014 alle ore 08:11.
L'ultima modifica è del 14 settembre 2014 alle ore 19:10.

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Le riforme strutturali, quando implementate, funzionano. Lo dimostra l'«accelerazione della performance economica» attesa o già visibile negli Stati aiutati da Efsf e Esm. Irlanda, Portogallo, Grecia, Spagna e Cipro hanno implementato le riforme sottoscritte nel Memorandum of Understanding (MoU). «E queste riforme daranno i loro frutti».

Klaus Regling, managing director dell'Esm e ceo dell'Efsf (i due fondi salva-Stati) è convinto che competitività e produttività si riconquistano con le riforme strutturali e la disciplina di bilancio. È fiducioso, è sicuro che le riforme funzionano. Anche per l'Italia. «L'Italia non ha mai perso l'accesso ai mercati e non ha bisogno di entrare in un programma di aiuti ma deve implementare le riforme strutturali - ha detto in un'intervista al Sole 24 Ore ai margini dell'Ecofin -. Il premier Renzi si è dato 1.000 giorni per fare le riforme e penso che questo sia il modo migliore di procedere: le riforme non possono essere fatte tutte insieme e tutte subito. Ma è cruciale che agli annunci di Renzi seguano azioni concrete. L'implementazione è la chiave di tutto».

A che punto siamo con i salvataggi di Efsf e Esm, che hanno una potenza di fuoco congiunta di 700 miliardi?
In tre anni e mezzo di attività abbiamo assistito 5 Paesi, Irlanda, Portogallo, Grecia, Cipro e Spagna con un totale di 232 miliardi di erogazioni. A tassi uguali per tutti, molto vicini al nostro costo di raccolta che ora è attorno all'1,5 per cento.

L'Italia ha versato la sua quota di capitale paid-in all'Esm (14 miliardi finanziati con debito pubblico) e ha in essere 37,9 miliardi di garanzie (che non gravano sul debito) sui bond Efsf: rischia i soldi dei contribuenti?
L'Esm e l'Efsf non hanno mai accusato perdite. Non facciamo grandi profitti ma non perdiamo soldi. Ogni programma, che dura di solito tre anni, poggia sulla condizionalità, caso per caso. Il Paese che riceve i nostri prestiti firma un MoU nel quale accetta di implementare riforme strutturali e consolidamento fiscale. Ogni erogazione è legata alla concretizzazione degli impegni presi, verificata dalla Troika (Commissione Ue, Bce, Fmi). Tutto questo ha un impatto limitato sui conti pubblici degli Stati creditori: le garanzie e il capitale paid-in (è un asset remunerato e non usato per i prestiti) non aumentano il deficit. I bond dell'Efsf concorrono ai debiti pubblici dei garanti, pro-quota, ma quando rimborsati i debiti dei garanti calano. Ci sono altri benefici, rilevanti e indiretti.

Quali?
Se quei Paesi in crisi non fossero stati aiutati dall'Efsf/Esm ora vivremmo in un mondo molto diverso, l'Europa stessa sarebbe un posto diverso. Alcuni avevano perso l'accesso al mercato e correvano il rischio di insolvenza. Si temeva l'uscita dall'euro per alcuni in maniera disordinata. Se questo fosse accaduto, ora non avremmo questi spread. In aggiunta, i Paesi assistiti da Efsf e Esm in futuro avranno una performance economica migliore rispetto ad altri, per alcuni la crescita sta già accelerando. Hanno implementato le riforme del MoU e queste riforme daranno i loro frutti. Il loro aggiustamento fiscale è stato duro e doloroso. I Paesi sotto programma hanno dovuto tagliare salari e pensioni, le loro riforme economiche hanno aumentato flessibilità e competitività. Questo funziona: dare prestiti a tassi bassi in cambio di condizionalità funziona. Sono fiducioso per il loro futuro. Sono annoverati tra i migliori riformatori dell'Ocse.

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