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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2010 alle ore 20:18.
Ha fatto il giro del mondo l'articolo del Wall Street Journal nel quale si legge che molte delle applicazioni utilizzabili su Facebook avrebbero raccolto gli ID identificativi degli utenti e li avrebbero trasmessi ad almeno 25 società di pubblicità e dedite al tracciamento delle attività degli utenti on line.
La questione, niente affatto nuova, ha fatto particolare scalpore in quanto tutto ciò è accaduto dopo che Facebook, sollecitato dalle proteste provenienti dalla stampa e dagli utenti, aveva recentemente rivisto la propria normativa privacy rendendola, o almeno così avrebbe dovuto essere, più garantista. Altre promesse per una maggiore tutela della privacy sono arrivate dopo l'inchiesta del Wall Street Journal.
In realtà Facebook, più che aumentare le difese al proprio sistema, sembra avere adottato una politica di trasparenza, pubblicando in internet la propria normativa privacy in cui avverte gli utenti della fine che potranno fare i loro dati e fornisce indicazioni su come potere mantenere nascoste certe informazioni intervenendo sul proprio pannello di controllo. Tutto questo può sembrare un grande traguardo ma non sarebbe da esserne così sicuri. Non a caso, dopo la nuova privacy, un portavoce di Facebook ha dichiarato al WSJ che «L'idea che la trasmissione di un user ID ad un'applicazione, come descritta nella privacy police di Facebook, costituisca una "falla" è quanto meno curioso», come dire dato che gli utenti sono stati avvisati c'è ben poco di cui lamentarsi.
A dire il vero gli utenti non soltanto sono stati avvisati, ma hanno anche accettato la normativa privacy di Facebook e sarebbero quindi tenuti a rispettarla.
Il termine "normativa" è quello scelto da Facebook, in sostituzione del termine "informativa" a cui siamo abituati, proprio per il fatto che si tratta, a ben vedere, di una sorta di regolamentazione contrattuale, dettata da Facebook e che gli utenti accettano iscrivendosi al social network.
La "normativa", che merita veramente di essere letta ed ogni utente di Facebook dovrebbe davvero prestarle la dovuta attenzione, elenca i tipi di trattamento che Facebook "potrebbe" fare su tutta una serie di dati di cui alcuni obbligatori (nome, e-mail, sesso e data di nascita) ed altri facoltativi (professione, gusti, amici, foto, video, immagini).
Questi dati, di proprietà degli utenti, vengono conservati da Facebook il quale "potrebbe" anche tenere traccia di alcune azioni compiute dagli utenti, quali l'aggiunta di connessioni, la partecipazione ad un gruppo, l'avere cliccato sul "mi piace" o attività del genere. "Ad esempio – si legge nella normativa privacy - se condividi un video, oltre a memorizzare l'effettivo contenuto che hai caricato, potremmo registrare il fatto che lo hai condiviso".
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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