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Cento azioni per l'Europa

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2011 alle ore 06:49.

Leggendo le cento azioni programmate (organizzate in otto priorità) che compongono l'Agenda Digitale europea si desume un senso di urgenza che discende direttamente da pochi ma significativi numeri. Partiamo dalle cifre: negli ultimi 15 anni la produttività in Europa è aumentata del 50% grazie alle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni. La Ue è il più grande mercato della banda larga al mondo ma soltanto il 18% delle connessioni fanno registrare velocità superiori a 10 Mbps. Come negli Stati Uniti un terzo della popolazione non ha mai usato internet, eppure oltreoceano i benefici derivanti dalle tecnologie digitali sono più evidenti. Il mercato delle musica digitale a stelle e strisce è tre volte quello europeo, per i contenuti digitali spendiamo otto volte meno dei giapponesi e ogni anno circolano nei confini europei 30 miliardi di bollette, di cui il 90% sono in formato cartaceo. Ancora: ben il 92% di coloro che acquistano prodotti o servizi su internet si rivolge a venditori nazionali anziché a venditori esteri e per ragioni di natura tecnica o giuridica. Risultato? Per problemi legati alla mancata accettazione di carte di credito non nazionali, ben il 60% degli ordini transfrontalieri non va a buon fine.

Questi numeri descrivono bene l'urgenza di un piano d'azione capace di di mettere a fattor comune il digitale. Sicché l'obiettivo dichiarato di questa agenda è di creare una via per massimizzare l'impatto economico e sociale delle tecnologie e, in particolare di internet. L'Europa propone otto grandi temi prioritari. Sono otto prospettive e campi d'intervento. Per ciascuno vengono indicati obiettivi, strumenti e modalità d'azione. Unificare il mercato dei beni digitali, garantire l'interoperabilità delle tecnologie e la standardizzazione, investire nella sicurezza per avvicinare aziende e cittadini al digitale richiedono un piano di armonizzazione delle legislazioni nazionali ma anche uno sforzo per riformare per esempio la disciplina del diritto d'autore, uniformare le piattaforme di pagamenti e gli strumenti di accesso alla Pa. Altri "pillar" sono invece più strutturali come ad esempio il potenziamento della velocità dell'infrastruttura di rete o ricerca e l'innovazione. La spesa destinata dalla Ue alle attività di ricerca e sviluppo nel settore delle tecnologie è pari solo al 40% della spesa degli Usa.

L'Agenda Digitale chiede uno sforzo maggiore per liberare maggiori energie. In questo senso va letto anche il forte accento posto dalla Commissione sull'educazione dei cittadini in chiave digitale. Entro il 2015, si legge nell'Agenda, in Europa potrebbero mancare le competenze necessarie per coprire 700mila posti di lavoro nel settore informatico. Infine, gli ultimi due punti sono legati al "link" tra tecnologie e obiettivi sociali e l'internazionalizzazione. Insomma, guardare al 2020 quando non è un esercizio di stile richiede prospettiva, coraggio e rigore.

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