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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2011 alle ore 06:51.

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È USCITO IL LIBRO «THE HIDDEN REALITY» DEL FISICO Brian Greene SULLE LEGGI DEL COSMO
I multiversi sono stati definiti come ipotetici insiemi di universi multipli coesistenti in diverse dimensioni dello spazio o a distanze enormi gli uni dagli altri. Ciascuno avrebbe, come il nostro, tre dimensioni spaziali (o forse di più) e una temporale. Sebbene noti fisici con ottime credenziali (Hawking, Bekenstein, Susskind) li considerino possibili e interessanti, non sono osservabili.
Dunque non avrebbe senso parlarne, se non fosse in corso un'accesa polemica. Il serio giornalista scientifico John Horgan sostiene su «Scientific American» che quei fisici famosi sono immorali se perdono tempo a teorizzare su multiversi e stringhe.
Queste sarebbero entità piccolissime (10-35 metri): a una dimensione, cento miliardi di miliardi di volte più piccole di un nucleo atomico. Neanche loro sono osservabili, ma taluno – ardito – sostiene che con la teoria delle stringhe si dimostra che i multiversi sono reali e che il nostro mondo ne è solo una proiezione olografica. Molti fisici (fra cui alcuni Nobel) dissentono: quella teoria non ha basi sperimentali. Altri fisici affermano di aver trovato basi inoppugnabili alla teoria. Fra questi c'è anche Edward Witten della Cornell University, che secondo alcuni (ma non secondo altri) è il più grande fisico vivente.
Horgan critica duramente il fisico Brian Greene, che ha appena pubblicato sull'argomento «The Hidden Reality: Parallel Universes and the Deep Laws of the Cosmos» («La realtà nascosta: Universi paralleli e le profonde leggi del cosmo», Knopf, 2011). Una teoria dei multiversi fu esposta già nel 1957 da Hugh Everett. Un elettrone ha una probabilità di emettere un fotone e una probabilità (1-p) di non emetterlo, ma un evento non escluderebbe l'altro: se nel nostro universo lo emette, subito si creerebbe un universo alternativo in cui non lo emette. Ogni processo subatomico soggetto alla elettrodinamica quantistica avrebbe l'effetto di sdoppiare l'universo, ne esisterebbero, quindi, moltissimi paralleli e poi in ciascuno avverrebbero cose diverse. L'elettrodinamica quantistica insegna che su scala subatomica la nostra logica non vale (ad esempio un effetto si può presentare prima della causa che lo produce), però, non nega il principio di non contraddizione. Un evento o si verifica o non si verifica, tertium non datur. Ma come conosciamo i fatti?
La conoscenza del mondo fisico si basa su osservazioni di eventi e su deduzioni logico-sperimentali di regolarità o leggi. Conoscendole, poi, estrapoliamo da condizioni iniziali la traiettoria di un corpo macroscopico e ne prevediamo posizioni e velocità future. È un processo deterministico: ci permette, ad esempio, di calcolare esattamente il percorso di un'astronave. Non sono deterministici, ma probabilistici, i processi influenzati da moltissimi fattori non perfettamente noti o in cui le condizioni iniziali sono mal note oppure in cui gli oggetti considerati sono subatomici.

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