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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2011 alle ore 18:51.

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La successione di Jobs vista da dentro. Parla un azionista di AppleLa successione di Jobs vista da dentro. Parla un azionista di Apple

Qualche settimana fa il nome di Eric Schimdt, attuale Ceo di Google in procinto di lasciare il testimone a Larry Page, era stato accostato ad Apple. Quale migliore candidato, recitavano i rumors, di un carismatico top manager, oltretutto ex membro del board della società di Cupertino, per prendere il posto di Steve Jobs? I rumors sono rimasti tali e lo stesso Schmidt aveva subito chiuso l'argomento con i media trincerandosi dietro un inequivocabile "non parlo con nessuno delle mie cose private". Per l'amministratore delegato di Mountain View c'è però forse pronta un'altra poltrona, quella di segretario al Commercio nell'amministrazione Obama, stando a quanto pubblicato da Businessweek citando persone informate dei fatti.

Ma è soprattutto il tema della successione del capo della Mela a rimanere di stretta attualità. E questo anche perché ogni qualvolta Jobs si è assentato dalle sue mansioni quotidiane per motivi di salute o ha parlato della malattia (una rara forma di cancro al pancreas) che lo affligge, il titolo della compagnia ha registrato sensibili scossoni sui listini della Borsa. Sempre verso il basso. Ciò nonostante oggi l'azione Apple vale 355 dollari, è cresciuta del 2.000% dal 2004 e la capitalizzazione di mercato della società, inferiore solo a quella di Exxon Mobile, supera i 325 miliardi di dollari. E potrebbe ulteriormente salire nel prossimo biennio.

La precaria salute di Jobs, l'incertezza che regna sul suo possibile futuro in azienda, rimane nonostante tutto un'incognita. Molti ritengono l'attuale Ceo una figura insostituibile, sebbene le capacità del Chief Operating Officer Tim Cook, al momento alla guida di Apple, non siano in discussione. Altri sostengono che i piani per i prossimi prodotti della Mela sono probabilmente già stati redatti per i prossimi quattro anni, ma anche questa eventualità non distoglie la maniacale attenzione dei media americani alle vicende che interessano Jobs (anche sotto il profilo squisitamente personale). Apple, da parte propria, si è ben guardata dal rendere di pubblico dominio le sue intenzioni circa l'eventuale sostituto del Ceo e sta tenendo segreto anche agli azionisti sia i nomi dei possibili successori sia le prossime mosse operative. Difficile quindi sapere con certezza se un piano "post Job" esiste oppure no e quasi impossibile al momento ipotizzare come il board abbia pensato di mettere a frutto una liquidità straordinaria (60 miliardi di dollari il consuntivo al 31 dicembre scorso) e di continuare a sfornare prodotti capaci di piazzarsi in cima delle classifiche di vendita.

I dubbi degli addetti ai lavori tali non sono agli occhi di alcuni azionisti importanti di Apple, come Eric Jackson, fondatore e top manager del fondo Ironfire Capital LLC con base in Florida. In una lunga dissertazione pubblicata su Bloomberg, Jackson fa chiaramente intendere come nella testa di Jobs siano probabilmente già maturate da tempo le scelte su chi dovrà prendere il suo posto e chi dovrà occupare le posizioni di vertice dentro Apple per i prossimi 10 anni, nel caso la sua assenza dall'azienda dovesse prolungarsi o rendersi addirittura definitiva. Oltre a Cook, dice ancora l'investitore, ci sono altre figure di talento a Cupertino che rispondono ai nomi di Jonathan Ive, Philip Schiller, Scott Forstall, Ron Johnson e Peter Oppenheimer. Tutti in grado di esibire un'anzianità ultradecennale in Apple e tutti con competenze diversificate. Nessuno, osserva però Jackson, ha le prerogative per rimpiazzare Jobs, ma questo è un compito letteralmente impossibile.

Da Jackson arriva quindi una precisa indicazione su come una parte dei capitali disponibili in cassa verranno impiegati: per finanziare i contratti a lungo termine con i fornitori di componenti per l'iPad – con l'intenzione di dominare ancora per molto il mercato dei tablet – e per promuovere la Apple TV, un prodotto nato come hobby di Jobs e diventato subito uno dei prodotti strategici del futuro. Quanto all'apparizione del Ceo all'evento di lancio dell'iPad 2, il commento di Jackson rimarca in modo molto acuto una delle caratteristiche essenziali del "modus operandi" di Jobs, quello di stupire sempre e comunque. Con un nuovo prodotto ma non solo. E in tal senso, l'atto finale del manager che più di ogni altro dell'industria hi-tech ha legato il suo nome e la sua immagine al marchio della sua azienda sarà molto probabilmente un inaspettato quanto magistrale piano di successione. E non una rivoluzionaria "killer application".

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