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Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2011 alle ore 15:21.

Per l'Italia è un giro d'affari da 660 milioni di euro entro due anni: riguarda gli investimenti in software, piattaforme e infrastrutture accessibili attraverso il cloud computing, la "nuvola" informatica abilitata da internet. Le grandi aziende italiane accelerano il passo: sei su dieci hanno in cantiere progetti di cloud computing. Sono i risultati del report di Nextvalue: include un'indagine tra i responsabili dei settori di information tecnology che partecipano al network europeo Cionet, una rete sociale online che riunisce aziende con un budget it superiore ai due milioni di euro.

I settori strategici delle imprese italiane sono quattro: tecnologie per l'accesso in mobilità, business intelligence, virtualizzazione, cloud computing. In particolare, secondo la ricerca, nei prossimi dodici mesi gli investimenti in Italia nella "nuvola" digitale saranno mirati soprattutto nell'area delle piattaforme informatiche (paas), seguita dai servizi software accessibili attraverso internet (saas), business processes (Bpaas) e virtualizzazione delle risorse (server, desktop, storage). Il 60% degli interventi non supererà una spesa di 250mila euro.

Il principale motivo per spingere sull'adozione del cloud computing è il supporto di singole problematiche (75%) o la trasformazione dell'intera filiera di information technology (16%). Restano ostacoli che frenano, però, la diffusione dell'utilizzo di infrastrutture, software e piattaforme nella "nuvola" informatica. Le cause segnalate sono soprattutto sicurezza e privacy (67%) e la difficoltà di integrazione con le applicazioni it esistenti (64%). Inoltre, in Italia prevale l'interesse per la cloud ibrida attorno al perimetro aziendale (51%), seguita dalla cloud privata (31%). Pochi, invece, hanno scelto la cloud pubblica (5%) che in Europa, invece, è un modello di riferimento per la metà degli intervistati. Le aree dove saranno concentrate le spese sono i servizi informatici, la sicurezza, vendite, marketing e supporto ai clienti.

"Alcune multinazionali italiane sono all'avanguardia rispetto ai vendor in progetti di cloud computing", osserva Alfredo Gatti, managing partner di Nextvalue. Ma sul territorio nazionale l'adozione della "nuvola" informatica ha preso piede soprattutto nella pubblica amministrazione locale e tra le microaziende, anche grazie all'esperienza come utenti su internet con applicazioni per scrivere testi, fare calcoli, progettare presentazioni, per esempio Google Docs. Le piccole e medie imprese, invece, sono più lente: è avvertita l'influenza dei grandi operatori tradizionali.

L'Italia ha esperienze di eccellenza. Ha vinto il premio come chief information officer dell'anno Marcello Cordioli, cio di Permasteelisa, una multinazionale con radici in Veneto e una presenza in quattro continenti. Ad assegnarlo è stato il social network Cionet. "Sono in modalità cloud i servizi di posta e collaborazione, inclusi chatting, micro-site e document collaboration. Stiamo accelerando l'adozione dei documenti su cloud per favorire un'efficace collaborazione", evidenzia Cordioli. E aggiunge: "I benefici operativi derivano da qualità e continuità del servizio. Altri vantaggi derivano dal fatto che i servizi cloud sono automaticamente aggiornati e manutenuti. Abbiamo in questo modo un enorme "saving" di tempo, garantendo inoltre una disponibilità continua per il business senza interruzione di servizio".

La storia di Cionet inizia sei anni fa in Belgio, all'alba dei social network: Facebook, per esempio, era stato fondato un anno prima. È una rete sociale online che connette i chief information officer di sette nazioni attraverso una piattaforma su internet e l'organizzazione di meeting. L'Italia è la più attiva sul web. "L'attività online permette di costruire contatti a partire dai profili, ma le relazioni vengono stabilite negli incontri faccia a faccia", sottolinea Hendrik Deckers, fondatore e managing director di Cionet.

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