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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2011 alle ore 11:08.

Una coda al portellone di attracco della stazione orbitale Alpha (Iss) ritarda di 10 giorni il lancio dello shuttle Endeavour. La «colpa» è della Soyuz TMA-21 ribattezzata Gagarin che nei giorni delle celebrazioni del primo uomo nello spazio porta in orbita il nuovo equipaggio di Mosca. Questa volta russi e statunitensi si scambiano cortesie e, invece di minacciarsi come si usava ai tempi di Yuri e di Alan Shepard cambiano semplicemente le date dei lanci: la missione STS-134 americana fa strada ai russi e partirà dunque da Cape Canaveral solo il 29 aprile, meteo e problemi tecnici permettendo. Già questo in fondo potrebbe bastare a raccontare quanto sia cambiato il clima lassù in orbita, da quando 50 anni fa Yuri Gagarin (era il 12 aprile 1961) portò a Mosca il titolo di primo terrestre trasformato temporaneamente in satellite. Trascorsi 50 anni, e dato a Washington il tempo di vendicarsi con gli interessi dello smacco subito allora (vedi Neil Armstrong sulla Luna), la Iss racconta oggi una storia di cooperazione internazionale, che è senz'altro americana e russa, ma anche europea, giapponese e canadese.
Iss, 15 anni per la casa in orbita
In principio fu il modulo pressurizzato russo Zarya, letteralmente l'alba di una nuova era che nel novembre del 1998 venne piantato nell'orbita terrestre per essere agganciato, 15 giorni più tardi dal modulo americano Unity. Da allora, e nonostante la lunga tregua forzata seguita al disastro del Columbia (1 febbraio 2003), intorno all'asse delle superpotenze la stazione è cresciuta pezzo dopo pezzo arrivando a coprire un rettangolo volante di 110 per 80 metri, che assicura ai 6 astronauti che dal 2009 si alternano a bordo, uno spazio abitabile di 360 metri cubici. Costata finora ben 80miliardi, la Ssi è la sintesi di 50 anni di conoscenze sulla colonizzazione di un ambiente ostile, ed è stata un enorme impulso per l'industria aerospaziale che ne ha condiviso la costruzione.
Russi, americani e i moduli europei
I russi del Koroliev-Energhia, la Boeing americana naturalmente, ma tra i 14 moduli abitabili oggi installati e operativi alla Ssi si scrive anche la storia dello spazio europeo che emerge negli anni tra le due superpotenze. Dopo essersi creata uno spazio privilegiato nelle attività satellitari che la vede leader nelle attività commerciali, l'industria europea svolge un ruolo di primo piano anche nel settore dell'edilizia spaziale e una parte significativa di quanto vediamo in orbita è stato materialmente costruito negli stabilimenti torinesi di Alenia Spazio, società confluita negli anni scorsi nel colosso franco-italiano Thales Alenia Space .
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