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Questo articolo è stato pubblicato il 12 aprile 2011 alle ore 15:53.

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È vicina la prima breccia nella Grande muraglia: Facebook ha raggiunto le fasi finali di una trattativa per un progetto in Cina con la collaborazione del principale motore di ricerca locale, Baidu. Ma non ha ancora firmato i documenti che apriranno un ponte ufficiale per l'Estremo Oriente.

Se l'accordo va in porto, avrà accesso a una popolazione online di 457 milioni di utenti, inferiore di poco agli abitanti che nelle nazioni dell'Europa navigano sul web. Secondo le prime notizie arrivate dal sito d'informazione Sohu.com, Facebook però non sarà presente in modo diretto con la sua piattaforma. La Cina è rimasta l'ultima grande barriera per l'espansione globale del social network che mira a raggiungere un miliardo di iscritti, la metà degli utenti connessi al momento su internet.

Finora, però, Pechino ha bloccato in molte province l'ingresso nelle pagine: chi scrive il suo indirizzo web vede apparire, per esempio, una pagina bianca e l'indicazione di un errore. Nel frattempo la Cina ha incoraggiato la crescita di social network locali, come RenRen e Qzone.
Eppure Mark Zuckerberg, cofondatore di Facebook, non si è scoraggiato. Impara il cinese con lezioni private. È volato a dicembre in Estremo Oriente. La posta in gioco è alta. I cinesi trascorrono in media 18 ore a settimana sul web. Sei su dieci accedono a internet con il cellulare: la reti sociali online sono la settima meta più frequentata, preceduti da videogiochi e chat.

Eppure Zuckerberg è a pochi passi da un'altra vittoria storica. Una corte d'appello degli Stati Uniti ha chiesto di raggiungere un accordo ai fratelli Winklevoss, Cameron e Tyler: avevano accusato il cofondatore di Facebook di avergli rubato l'idea iniziale per costruire il social network nei mesi in cui erano studenti nell'università di Harvard. La causa è proseguita per anni, grazie soprattutto all'abilità degli avvocati. È una vicenda raccontata anche nel film "The social network". L'accordo prevede un compenso da 65 milioni di dollari. Facebook ha raggiunto di recente una valutazione di 50 miliardi di dollari. Se i Wiklevoss rifiutano avranno come ultima possibilità un appello da indirizzare alla Corte Suprema, l'equivalente della Corte costituzionale in Italia.

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