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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2011 alle ore 15:38.

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Arianna Huffington (Reuters)Arianna Huffington (Reuters)

Un blogger inizia una class action contro il sito d'informazione che con i blog ha costruito il suo successo, Huffington Post, acquistato di recente per 315 milioni di dollari dal colosso Aol. È una questione dibattuta a lungo nei forum su internet che approda nelle aule giudiziarie.

Jonathan Tasini è un giornalista freelance e ha scritto 250 articoli negli ultimi sei anni: come altri blogger non ha ricevuto alcun compenso, ma ha ottenuto visibilità sul web attraverso le pagine dell'Huffington Post, classificato come il blog più letto online dal motore di ricerca Technorati. Tasini non sostiene, però, che sia stato violato il diritto d'autore, ma la normativa sul marketing negli Stati Uniti perché "si presentano come un forum libero per idee, ma in realtà costruiscono un prodotto con un valore sostanziale". Secondo Tasini i blogger hanno contribuito a un terzo del valore nel sito d'informazione, calcolato dunque in 105 milioni di dollari.

La replica di Huffington Post è arrivata subito: ricorda che offre uno spazio di attenzione su internet. Inoltre, la piattaforma di news ha una redazione di 150 giornalisti pagati: gestiscono un network di circa 9mila blogger, secondo i dati forniti nella documentazione per la class action. Tasini dieci anni fa ha vinto una causa con il New York Times.

Da tempo nei forum erano in corso accese discussioni. Arianna Huffington, fondatrice dell'Huffington Post, ha sempre replicato che il compenso è nella visibilità, come avviene per chi interviene in un talk show della televisione. E sostiene che bisogna distinguere tra chi lavora per una media company e chi, invece, scrive un blog. Anzi, il dibattito in corso è diventato un cartone animato prodotto dalla taiwanese Nma dove Arianna Huffington appare come una strega dal volto verde. Di recente, però, un altro sito d'informazione ha modificato gli accordi con i blogger. Seeking Alpha è specializzato in economia. Ha stabilito un compenso per gli autori che richiamano più lettori, finora non retribuiti: sono pagati dieci dollari ogni diecimila pagine viste dagli utenti.

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