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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2011 alle ore 19:13.
Sono 174 i Paesi al mondo che venerdì 22 aprile ospitano iniziative ed eventi per celebrare un pianeta eccezionale e unico, per quel che ne sappiamo, in tutto l'Universo: la nostra Terra. Dal 1970 questa data è riservata, ora dall'Onu, a una riflessione sulle sue condizioni. Fu esattamente 41 anni fa infatti che il senatore americano Gaylord Nelson, in seguito al disastro petrolifero di Santa Barbara in cui l'esplosione di un pozzo petrolifero comportò lo spargimento in mare aperto di circa sei mila barili di petrolio con il successivo inquinamento di trenta miglia di meravigliosa spiaggia, riuscì a unire 20 milioni di americani nel primo appello per la salvezza del nostro pianeta, stilato proprio il 22 aprile.
E fu appropriato perché anche la scienza ci dice, ogni giorno di più, che la Terra è veramente unica, non abbiamo evidenza di altro che possa ospitare, o aver ospitato, la vita nell'Universo. Conosciamo oggi almeno altri 1000 pianeti attorno ad altre stelle diverse dal Sole e forse, o certamente, un giorno ne scopriremo uno con qualche altra forma di vita, ma per il momento l'unico pianeta nella zona "Goldilocks", quella che permette lo sviluppo e mantenimento di quel fragilissimo fenomeno che è la nostra esistenza, è il nostro.
Fenomeno che richiede condizioni piuttosto complesse da raggiungere e molto particolari. Occorre una stella tranquilla prima di tutto, che non sia troppo calda, perché finirebbe in pochi milioni di anni e la vita non avrebbe il tempo di svilupparsi, né che sia irrequieta, ad esempio variabile in luminosità anche solo di qualche punto percentuale, perché i suoi massimi di energia distruggerebbero, bruciandola, la vita nascente. E poi ancora occorre ovviamente un pianeta. Roccioso, come il nostro, anche se coperto di acqua al 70%, e nella zona che ha il buffo nome di Goldilocks, Riccioli d'Oro, che è la protagonista di una storiella anglosassone, Riccioli d'oro e i tre orsacchiotti, in cui la protagonista accetta un tazza di porridge, la classica zuppa d'avena anglosassone, né troppo calda né troppo fredda da uno dei tre orsetti che le stanno offrendo da mangiare.
E come il porridge della favola la Terra non è troppo distante da essere troppo fredda, e quindi gelare l'acqua, né troppo vicina da essere troppo calda, e quindi arrivare a temperature di centinaia di gradi come Mercurio o Venere. Ma ancora è niente: il nostro pianeta è abbastanza grande e massiccio da trattenere una tenue, sottilissima e per noi vitale atmosfera con la sua gravità, che però non è così forte da schiacciarci, come succederebbe e la Terra avesse l'enorme massa di Giove.
E le condizioni per la vita sono molte, molte altre ancora, ma ci fermiamo qui, solo per far capire quanto questa sia un fenomeno fragile, e noi purtroppo ci si metta del nostro ultimamente per alterarne, per nostra comodità, gli equilibri.
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