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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2011 alle ore 09:13.

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Bando alla terza generazione in attesa della quarta o c'è ancora opportunità e spazio per i reattori come l'Epr o l'Ap1000?
La risposta non è semplice. Vorrei fare una considerazione: l'uomo è continuamente alla ricerca di soluzioni e di evoluzioni. Sicuramente la decisione del governo di prendere una pausa di riflessione è apprezzabile, ma solo se viene accompagnata da un impegno sincero nell'approfondimento tecnico e non nei calcoli di opportunità politica.

Insomma bisogna occuparsi un pochino di più di tecnologia un po' meno di politica.
Esatto. Sapendo che le soluzioni tecniche si possono trovare e quindi l'investimento in ricerca va seriamente pianificato, favorito, perseguito. Nella logica dell'evoluzione continua. In questo senso non credo che si possa dare un colpo di spugna alle centrali di terza generazione.

Colpo di spugna inteso come costruirne di nuove o chiudere quella vecchie? In concreto: il piano di Enel e Edf per costruire l'Italia centrali Epr di terza generazione potrebbe rimanere credibile o no?
Dipende. Perché è anche vero che si possono prendere delle precauzioni in più nei reattori di terza generazione.

È come vede allora il dibattito tra i sostenitori del reattore francese Epr e i sostenitori del reattore nippo-americano Ap1000, che darebbe maggiori garanzie di sicurezza intrinseca grazie a un dispositivo che libererebbe automaticamente acqua di raffreddamento in caso di emergenza senza bisogno dell'intervento di sistemi di pompaggio?
L'Ap1000 ha effettivamente questo dispositivo, ma è anche vero che l'Epr ha altre caratteristiche che possono costituire un vantaggio. Ha ad esempio un contenitore più robusto per limitare l'eventuale fuga di materiale radioattivo. Soluzioni diverse che dimostrano appunto che in questo settore è necessaria un'evoluzione, un continuo perfezionamento.

Torniamo al disastro di Fukushima. Se invece che un reattore degli anni ‘70 laggiù ci fosse stato un moderno reattore di terza generazione sarebbe successo quel che è successo?
Il punto è proprio questo. Una simulazione il più possibile esatta partendo da questo interrogativo è la prima vera cosa da fare. Potremmo concludere che con una centrale Epr o Ap1000 l'incidente sarebbe stato sotto controllo, oppure potremmo magari concludere che occorre mettere una protezione in più, o aumentare lo spessore del contenitore. Mi auguro che sia proprio questa la metodologia di base che caratterizzerà gli stress test disposti per i reattori europei.

Il tutto verso la quarta generazione, in ogni caso. I tempi per il suo presumibile arrivo?
Abbiamo ancora molti quesiti a cui rispondere. Dobbiamo collaudare molti materiali. Ma credo che le ipotesi formulate in Europa siano abbastanza verosimili. È previsto che nel 2014 possa essere presentato il piano di sicurezza del reattore Mir, un prototipo preparatorio che usa proprio la tecnologia del piombo. Se le analisi delle autorità di sicurezza avranno conclusioni positive si potrà avviare il vero processo realizzativo in un tempo non lontano.

Il debutto operativo, commerciale, di tutto ciò?
Se tutto procede per il meglio parliamo di un decennio per un progetto pronto, fattibile. Per rendere disponibile teoricamente una centrale nei cinque anni successivi.

Il centro Enea del Brasimone ha buona fana internazionale. Meritata, suppongo …
Siamo messi piuttosto bene. L'Italia ha una presenza importantissima nella progettazione. Abbiamo alcuni dei migliori progettisti al mondo, Ad esempio Luciano Cinotti, ex Ansaldo. E abbiamo impianti d'avanguardia. In particolare un impianto da 7 metri cubi per il metallo liquido pesante che è il più avanzato d'Europa. Nessuno ha qualcosa di simile, tant'è che anche i russi l'anno scorso ci hanno chiesto di utilizzarlo per una sperimentazione. Certo, qualcosa ci manca. Qualcosa vorremmo avere e non c'è: ad esempio una buona macchina per le prove sui materiali.

Problema di soldi, di finanziamenti?
È il frutto degli mancati investimenti degli anni passati. L'Italia ha perso una tradizione nucleare. Non si è investito in macchine di questo tipo. E quindi per fare questi esperimenti oggi andiamo a nostra volta in Russia, o in altre strutture europee, in Olanda, in Belgio, in Francia, in Svizzera. Ma per reattore al piombo, in particolare, abbiamo scelto di andare proprio in Russia. Grazie ad una buona e consolidata collaborazione loro vengono da noi per le sperimentazioni di termoidraulica e noi andiamo da loro per i materiali sotto irraggiamento. Una collaborazione proficua per tutti.

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