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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2011 alle ore 21:43.

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Nuvole e tempeste permettendo, le previsioni non sono ottime, parte nelle prossime ore, con la missione STS – 135, l'ultimo degli Shuttle Nasa, le navette spaziali che da 30 anni procurano all'Agenzia spaziale americana una notevole visibilità pubblica, grattacapi a non finire, critiche feroci, grandi successi e spese enormi. E soprattutto sono l'unico mezzo della Nasa utile per andare e tornare dalla Stazione Spaziale Internazionale in orbita sopra le nostre teste a 400 chilometri circa.

Cosa succederà subito dopo, è forse finita un'era dell'esplorazione spaziale iniziata negli anni '60 del secolo scorso con le missioni Apollo che ci portarono alla Luna ? Riusciranno gli Usa a tenere la leadership in campo spaziale o la palla passerà a Cina o India? O ancora: da oggi in poi ci restringeremo forse a girovagare coi satelliti entro una "minuscola" sfera di 36.000 chilometri attorno alla Terra o manderemo ancora equipaggi umani oltre la Luna e non solo a quattro passi, 400 chilometri, da casa? Difficile da capire, ma molto importante dato che si tratta di fare oggi le scelte per i prossimi decenni, scelte che hanno un impatto enorme sull'industria, l'economia e anche le ricadute sulla nostra vita quotidiana, sempre più dipendente dalle tecnologie spaziali.

Il progetto degli Shuttle nacque con il Presidente Nixon, nel 1969, in un momento in cui gli Stati Uniti si stavano prendendo la rivincita sull'Unione Sovietica, che ricordiamo all'inizio della corsa allo spazio erano in netto vantaggio. Erano anni d'oro per la Nasa, che ebbe nel 1964 il massimo dei suoi finanziamenti: il 4,4% del budget federale, una cifra enorme in assoluto e soprattutto rispetto allo 0.5% odierno.

Per quanto riguarda le navette queste dovevano durare 10-15 anni, e invece siamo al trentesimo, pur se ultimo. Sono un mezzo spaziale figlio dell'ideologia del "low cost" degli anni '80 del secolo scorso, dovevano costare 5.15 miliardi di dollari per la costruzione e 10.5 per l'operatività completa e invece finora sono costate 209.1 miliardi di dollari, anche se le stime in casi come questi possono essere solo indicative.

Dovevano poi fare una missione alla settimana, se ne sono costruiti infatti sei esemplari diversi per darsi il cambio continuamente (così fu detto ufficialmente al Congresso degli Usa dagli uomini Nasa), e invece in 30 anni i voli sono stati solo 135, come ci racconta la sigla dell'ultimo, e non 1500 o giù di lì. Due volte ci sono stati incidenti distruttivi della navetta, nel 1986 e nel 2003, e mortali per tutto l'equipaggio. A fronte di questo ci sono state varie volte missioni rischiose o addirittura "eroiche", perché senza possibilità di recupero. La più recente per riparare lo Hubble Space Telescope, voluta insistentemente dagli astronauti stessi per salvare "l'occhio dell'umanità sull'Universo" e molti esperimenti si sono potuti fare nella Stazione Spaziale solo grazie agli Shuttle.

STS 135 parte con soli quattro astronauti a bordo, il minimo storico per così dire, andrà alla Stazione Spaziale per l'ennesima volta trasportando materiale e rifornimenti con il modulo Raffaello, di costruzione italiana e di cui possiamo andare senz'altro orgogliosi per il servizio ottimo che ha fatto con i suoi "fratelli" Leonardo e Donatello. D'altronde Il 50% della superficie calpestabile della Stazione Spaziale Internazionale è disegnato e realizzato in Italia da Thales Alenia Space e altri. Trasporterà anche mille cose, fra cui una bandiera americana in ricordo degli astronauti caduti in missione e, per la prima volta, uno Smartphone,un iPhone per cui è stata sviluppata una app proprio per gli astronauti.

Questa ultima missione Shuttle pare indurre un po' tutti a una profonda riflessione sullo stato dell'esplorazione umana dello Spazio. Guardando copertine e articoli di quotidiani e riviste autorevoli di tutto il mondo si incontrano questa settimana continuamente due domande: e adesso che si fa, è finita l'era dello Spazio, iniziata con la serie Apollo ? E ancora: abbiamo fatto bene o male a spendere tutti questi quattrini per un mezzo che non ha rispettato una sola delle sue promesse? Si tende insomma a vedere il bicchiere mezzo vuoto e sottostimare quel che hanno fatto in questi 30 anni questi mezzi, pur fra mille problemi e difetti.

Dal punto di vista pratico per gli Usa ora la cosa è semplice: per andare e tornare dalla Stazione Spaziale internazionale utilizzeranno la capsula Soyuz della Russia, vecchia, scomoda, obsoleta ma sicura e funzionale e a un costo non proprio da taxi : 60 milioni di dollari un biglietto di andata e ritorno.

Questo fino a quando i privati Usa, lanciati dal nuovo piano spaziale di Obama non riusciranno ad avere una navetta per portare su e giù gli astronauti dalla Stazione Spaziale Internazionale. Sostanzialmente I'attuale presidente ha mandato defunto l'irrealistico piano di George W.Bush che, senza troppi quattrini, voleva tornare sulla Luna e da lì, non si sa bene come, andare su Marte per il 2020. Ora invece Obama libera Nasa da quel che possono fare i privati, come sviluppare sistemi Cargo per andare sù e giù dalla ISS, lasciando libera l'Agenzia di sperimentare in campi chiave, come nuovi sistemi di propulsione che ci permettano di andare molto, molto più veloci di quanto possiamo fare oggi con un satellite che viaggi nello spazio. Quello della propulsione è infatti un problema chiave nell'esplorazione spaziale. Se non troviamo altri motori per muoverci saremo sempre confinati entro gli angusti limiti del Sistema solare. Pensiamo che il Pioneer 1, satellite partito nel 1975, è uscito solo quest'anno dal Sistema solare. Più di trent'anni per uscire dalla porta di casa al pianerottolo delle scale.

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