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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2011 alle ore 16:21.

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La casa di Mountain View ha gettato ulteriore benzina sul fuoco di quella che gli analisti tecnologici e finanziari hanno battezzato, da tempo e con molta perspicacia, "patent war". La guerra dei brevetti coinvolge un po' tutte le grandi firme del panorama tecnologico, soprattutto quelle dell'industria mobile, e ha in Google uno dei protagonisti principali.

Il gigante dei motori di ricerca con un post sul blog ufficiale del suo Chief Legal Officer, David Drummond, è andata ieri l'altro oltre le solite schermaglie in carta bollata. Sostenendo, in modo chiaro e forte, che Apple, Microsoft e Oracle sono unite nel fare fronte comune contro Android, utilizzando in modo inappropriato l'arma dei brevetti per mettere i bastoni fra le ruote all'ascesa (per altro oggi inarrestabile) della piattaforma operativa mobile della casa californiana.

Alla base dell'affondo ci sono ovviamente le tante cause legali che interessano Android ma soprattutto la sensazione che le grandi rivali di Google stiano tramando contro la compagnia in modo ostile e congiunto. Una sorta di "cartello" dell'opposizione per minare la forza di Google in campo mobile, smartphone in primis. Le parole di Drummond, del resto, sono inequivocabili: "vogliono – riferendosi alle tre aziende sopra citate - rendere più difficile per i produttori vendere dispositivi Android e invece di competere realizzando nuovi prodotti stanno combattendo per vie legali".

Drummond, nella sua esternazione online, punta infatti l'indice su episodi concreti come l'acquisizione dei brevetti di Novell e Nortel Networks, operazioni che hanno visto consorziarsi varie aziende hi-tech (Google esclusa) e fra queste, in entrambe le occasioni, sia Microsoft sia Apple. Il top manager ha fatto quindi notare un altro aspetto della questione, non meno importante, e cioè il fatto che questa bolla dei "patent" è destinata prima o poi a scoppiare in quanto "la legge non approva l'accumulo di brevetti dubbi per scopo anticompetitivo e questi accordi sono passibili di controlli da parte delle autorità competenti".

Microsoft, come è emerso qualche tempo fa, sta accumulando notevoli introiti proprio grazie all'esplosione della piattaforma di Google – ricevendo da 5 a 15 dollari per dispositivo Android venduto – a valle degli accordi che sta stringendo con numerosi produttori di telefonini e tablet (Htc, Samsung e altri di seconda fascia) per concedere in licenza alcune sue tecnologie protette da copyright che sarebbero presenti nel software mobile della rivale. Ed è partita da Microsoft la causa legale contro Barnes & Noble e Motorola per la presunta violazione di brevetti relativi a tecnologie utilizzate nei lettori di ebook e nei telefonini delle due compagnie americane.

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