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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2011 alle ore 18:37.

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Questa volta, dovendo registrare l'ennesimo episodio nell'ormai infinita guerra dei brevetti in atto fra i produttori di smartphone e tablet, c'è un particolare nuovo. Ed importante perché sancisce di fatto ciò che già si era delineato con evidenza nelle ultime settimane: Google vuole opporsi in tutti i modi alle crociate legali che Apple ha scatenato contro i produttori di dispositivi a piattaforma Android e rinsaldare il rapporto con questi ultimi a valle dell'acquisizione di Motorola Mobility.

L'episodio di cui Bloomberg per prima ha dato notizia stamane sul proprio sito riguarda la nuova denuncia che Htc ha sporto contro la società della Mela presso l'International Trade Commission americana per violazione di quattro suoi brevetti.

L'azione legale fa pendant con la causa civile intentata sempre contro Apple presso la corte federale del Delaware – e avente nel mirino computer Mac, gli iPhone, iPod, iPad, iCloud e iTunes – e inerente la violazione della proprietà intellettuali relative a tecnologie per l'aggiornamento software via wireless, il trasferimento dei dati tra microprocessore e chip di supporto e la connessione continua tra un'applicazione software e un modem radio.

In comune le due offensive hanno una precisa matrice: i nove brevetti in questione sono stati venduti da Google ad Htc la scorsa settimana – il passaggio di mano è stato ratificato dall'agenzia dei brevetti Usa in data 1 settembre – ed erano stati a propria volta acquisiti dalla società di Mountain View, nel corso degli ultimi dodici mesi, da Motorola (quattro), Openwave (tre) e Palm (due).

Difficile quindi pensare che si tratti di una semplice coincidenza temporale e non di una mossa studiata a tavolino dalle due compagnie per mettere i bastoni fra le ruote alla compagnia di Cupertino. Ed in tal senso vanno considerate le parole attribuite a un grande esperto in materia di proprietà intellettuale come Florian Mueller, secondo cui "questa presa di posizione di Google aumenta la possibilità di un contenzioso diretto con l'azienda Apple". In attesa degli sviluppi del caso, è comunque difficile che, stante alle ultime evoluzioni della battaglia in atto fra Htc e la società della Mela (che giusto in luglio ha avviato l'ultima mozione in carta bollata contro i tablet Flyer dell'azienda taiwanese) le parti possano avvicinarsi e trovare un accordo come invece auspicava il Chief Financial Officer di Htc Winston Yung giusto un mese fa.

Di tutt'altro tipo la vicenda che interessa un'altra illustre firma dell'universo mobile, e cioè Research in Motion. La casa canadese deve affrontare una frangia dei suoi azionisti, capitanata dalla società di investimento Jaguar Financial, che hanno avanzato a chiare lettere la proposta di mettere al vaglio di una commissione di consiglieri indipendenti la possibilità di mettere in vendita la compagnia o per lo meno quella di scorporare il ricco portfolio dei brevetti. Il tutto per ridare fiato al valore del titolo in Borsa, sceso del 47% dall'inizio dell'anno, e rendere più accettabile agli investitori la flessione delle quote di mercato detenute dai BlackBerry al cospetto dell'ascesa di Android e della consolidata popolarità degli iPhone.

La società già a giugno aveva dovuto gestire la richiesta di cambiamenti al vertice avanzata da Northwest & Ethical LP Investments e la decisione di ripartire i ruoli di presidente e amministratore delegato fra Jim Basillie e Mike Lazaridis non è stata granchè apprezzata dagli azionisti, oggi più che mai scettici (almeno quelli al seguito di Jaguar Financial) verso il management e sulle potenzialità di vendita dei nuovi smartphone basati sul sistema operativo proprietario Qnx. Che sono, guarda caso, la grande scommessa di Rim per riconquistare nel 2012 gli spazi perduti negli ultimi dodici mesi, periodo che ha visto la market share dei BlackBerry scendere su scala globale da 19% del 2010 al 12% del secondo trimestre di quest'anno.

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