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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2011 alle ore 11:28.

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Uno dei tunnel con l'attrezzatura usata al CERN per l'esperimento con i neutriniUno dei tunnel con l'attrezzatura usata al CERN per l'esperimento con i neutrini

299,792,458 metri al secondo, è la velocità della luce misurata, un valore che rappresenta anche uno dei pilastri, se non "il" pilastro, della fisica moderna quella sviluppata negli ultimi 100 anni. Nulla, secondo la teoria, può andare oltre questo limite, né materia né radiazione senza che se ne perda l'informazione.

Potrebbe, sia ripetuto 3 volte almeno per prudenza, essere un esperimento eseguito in Italia quello che scalza la velocità della luce dall'empireo dei limiti assoluti.

Dei neutrini, inafferrabili particelle elementari, sparati da Ginevra, dal Cern, il maggiore laboratorio di Fisica Nucleare del mondo, sono arrivati al Gran Sasso, dove l'Infn, Istituto di Fisica Nucleare ha i suoi laboratori nazionali sotto e dentro la grande montagna, in un tempo inferiore a quello che avrebbe impiegato la luce a percorrere i 730 chilometri che dividono la sorgente dei neutrini in Svizzera dal bersaglio, i rivelatori di un esperimento chiamato Opera, nelle viscere del Gran Sasso. Quanto prima sono arrivati ? Pochissimo per noi, anzi inimmaginabile: 60 milionesimi di secondo , ma a quella velocità in quei tempi la luce ne fa di strada!

Se ne parla da ieri, perché gli scienziati non hanno resistito alla tentazione di parlare di un dato così significativo, ma il lavoro scientifico è uscito al pubblico, peraltro di iper-specialisti, solo stamattina ed il risultato sembra piuttosto netto. Tre anni di esperimento e misura, il Gran Sasso è stato "cannoneggiato" con neutrini da Ginevra ben 15.000 volte , questi sono passati attraverso la "macchina fotografica" di Opera, un ammasso super sofisticato di meccanica, elettronica, rivelatori del bel peso di 1800 tonnellate e il risultato sembra esserci oltre ogni ragionevole dubbio. Pensiamo alla delicatezza di questa misura: gli orologi di Cern e Gran Sasso sono stati sincronizzati entro 10 nanosecondi e la distanza fra i due laboratori misurata e rimisurata ai 20 centimetri. L'effetto, i neutrini che arrivano prima della luce, è stato osservato ben 16.000 volte.

Per la verità qualcosa del genere lo si era sospettato già nei mesi scorsi nel corso di un esperimento americano, Minos, in Illinois, che però non aveva prodotto altro che sospetti prima di essere chiuso.

Il responsabile di Opera, un esperimento che è bene ricordarlo ha già dato dei risultati fondamentali e ripagato abbondantemente la spesa scoprendo per primo la massa di alcuni tipi di neutrini, è un italiano, Antonio Ereditato. Mostra comprensibile entusiasmo e al tempo stesso straordinaria prudenza, ben conscio di una delle leggi non scritte ma queste si invalicabili della Scienza: "grandi scoperte richiedono grandi conferme" . E infatti Ereditato dichiara che uno dei motivi per cui sono usciti con i risultati, oltre alla ragionevole sicurezza di avere fatto il lavoro al meglio, è proprio la speranza che qualcun altro raccolga in un altro esperimento la sfida di confermare questi risultati, o annullarli. Gli scettici infatti non mancano, come sempre, e con ottime ragioni. Ad esempio John Ellis, un fisico teorico del Cern stesso, mette già le mani avanti e dice che se il tutto fosse vero da molti fenomeni che accadono nell'Universo, come ad esempio le gigantesche esplosioni di Supernovae, dovremmo avere neutrini prima del segnale luminoso, fatto mai osservato.

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