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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2011 alle ore 13:23.

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Fu proprio la nuova tecnologia MOS Silicon Gate, con porta auto-allineante creata da Federico Faggin alla Fairchild semiconductors e adottata poi da Intel per costruire memorie, a rendere possibile la realizzazione del 4004 e dei chip che seguirono. L'introduzione di nuove tecniche circuitali e di nuove metodologie di progetto rese possibile lo sviluppo di processori con una frequenza di clock di circa cinque volte superiore alla tecnologia precedente, usando metà dell'area di silicio richieste in passato.

Il 4004 rappresenta quindi il primo chip di una stirpe. Nel 1972 Intel introdusse il modello a otto bit 8008, formato da 3.300 transistor e di fatto il primo microprocessore a 8 bit del mondo, e nel 1974 fu la volta dell'8080, capace di una velocità di clock di MHz. Dal progetto 8080 venne derivato lo Z80, prodotto nel 1976 dalla ZiLOG, società fondata un anno prima da Faggin con Ralph Ungerman. Compatibile a livello binario con i programmi scritti per l'8080, lo Z80 includeva moltissimi miglioramenti che lo fecero rapidamente preferire al suo predecessore.

La risposta di Intel portò alla nascita, nel 1977, di una propria versione migliorata dell'8080, l'8085. Nel frattempo Motorola aveva presentato nel 1975 il suo più famoso processore a 8 bit, il 6502, che fu scelto da Steve Jobs e Steve Wozniak per l'Apple I ed il successivo Apple II. A Santa Clara decisero quindi di usare l'8085 come base per un nuovo progetto a 16 bit che portò alla nascita dell'Intel 8086, capostipite di quella che poi sarebbe diventata la famiglia x86, a tutt'oggi la tecnologia di processore più diffusa al mondo per quanto riguarda i personal computer e i server (negli smartphone e nei tablet è Arm a farla al momento da padrone). Una variante di questo processore con il bus esterno a 8 bit, l'8088, equipaggiò il primo personal computer di Ibm, il 5150, lanciato il 12 agosto del 1981.

Dalle Cpu a 32 bit a quelle a più cervelli
Poi venne l'era dei microprocessore a 32 bit, il primo in assoluto fu il BELLMAC-32A prodotto dalla AT&T Bell Labs, mentre il Motorola 68000, presentato già nel 1979, fu di fatto il primo processore a 32 bit ad arrivare sul mercato dei personal computer salendo a bordo dell'Apple Lisa e del primo Macintosh e di molti altri sistemi come l'Atari ST, l'Amiga e i minicomputer L1 di Olivetti.

Il resto è storia quasi recente. Sul mercato irrompono i chip a 64 bit, l'Amd Athlon 64 (presentato nel settembre 2003) fu il primo sistema compatibile con l'architettura x86, e quindi i primi processori multi core. Intel ha avuto il merito di rendere i processori multi core disponibili su larghissima scala all'interno di desktop e notebook, ma il merito di aver presentato i primi chip a più cervelli va a Ibm, Sony e Toshiba, che verso la fine del 2005 tennero a battesimo il Cell, Cpu sviluppata per il mercato delle console e dei blade server composta da 8 core non omogenei, e Sun Microsystems, con l'UltraSPARC T1, anch'esso un chip a 8 core omogenei sviluppato per i server.

Superata la fase della battaglia sulla velocità di clock, una volta raggiunti limiti fisici non più oltrepassabili (pena l'aumento della dissipazione di energia e di calore), da qualche anno la sfida fra i produttori di chip si gioca su parametri quali la riduzione dei consumi, l'evoluzione della tecnologia di fabbricazione (funzionale all'aumento del numero di transistor e di core racchiusi in un'unica micro fettina di silicio e all'aumento della potenza di calcolo), le capacità di hypertrading e l'integrazione nativa di istruzioni grafiche e per la virtualizzazione. Un termine che 40 anni fa Faggin e gli altri pionieri che diedero vita a questa industry neppure (probabilmente) conoscevano.

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