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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2011 alle ore 15:03.

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Singolare storia che arriva dagli Stati Uniti, precisamente dalla Carolina. Il sito phonedog.com, piattaforma incentrata sulle notizie provenienti dal mondo dei cellulari e dei device mobili, chiama in causa Noah Kravitz con l'accusa di non avere ceduto l'account Twitter @PhoneDog_Noah all'azienda quando ha lasciato il posto di lavoro che occupava.

E non è diatriba di poco conto, considerando che i follower sono oltre 17mila, come non sono da poco i reati che secondo l'azienda dovrebbero essere ascritti all'ex collaboratore: appropriazione indebita di segreti industriali, controllo dell'account e ostruzione agli introiti economici. Ipotesi di reato che hanno sortito comunque un effetto: respinta quella che paventa un danno di natura pecuniaria, Noah Kravitz dovrà rispondere invece di tutte le altre accuse.

Verdetti incerti all'orizzonte, giacché si dovrà stabilire se la password di un account è, o meno, un segreto industriale ma l'aspetto più interessante è che PhoneDog reputa i follower alla stessa stregua di clienti o potenziali tali, tanto da stimare il valore dell'account in 340mila dollari. Kravitz, lasciato l'impiego, ha comunque cambiato nome al proprio account, togliendo qualsiasi riferimento al nome aziendale.

Una sentenza che, se da una parte farà discutere, dall'altra rappresenterà una nuova ottica nella giurisprudenza della Carolina e, in futuro, potrebbe inficiare anche su altri sistemi giuridici, cosa che non deve destare stupore, perché la Rete è destinata a cambiare profondamente gran parte di regole e leggi cui oggi siamo assoggettati.

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